Barcellona/ Ricordo dell’Eroe Maggiore Giuseppe La Rosa

Era l’8 giugno del 2013 quando l’ultimo grande eroe, la 53esima vittima italiana in Afghanistan, moriva tragicamente a Farah. Il Maggiore Giuseppe La Rosa era siciliano, originario di Barcellona Pozzo Di Gotto, un comune in provincia di Messina. Quel giorno cadde da eroe e per questo è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Oggi ricorre il quarto anniversario del suo estremo sacrificio, la sua vita.
Quel giorno era a bordo di un Lince con i suoi commilitoni, pare stessero rientrando nella base di Farah, dopo aver svolto alcune attività. E proprio in questo viaggio di ritorno, un giovane fece cadere un ordigno esplosivo all’interno del mezzo blindato. Il maggiore La Rosa, seduto all’interno, nell’estremo tentativo di difendere i suoi commilitoni, fece da scudo con il proprio corpo. Giuseppe morì, i tre militari rimasero feriti, ma sono vivi.
In una nota il Sindaco della sua città Barcellona Pozzo di Gotto, Roberto Materia, lo ricorda con le parole che i colleghi dell’Accademia di Modena inviarono ai genitori del Maggiore La Rosa. Parole affettuose e commoventi, che testimoniano la sua nobiltà d’animo.
Riportando integralmente le parole dei suoi colleghi e amici, vigliamo immaginare che l’intera comunità barcellonese si stringa al dolore dei suoi familiari.
Debora Luccese

“Buongiorno, mamma Concetta e papà Biagio.
Dall’8 giugno, giorno del vile attacco che ha elevato vostro figlio ad eroe, voi avete una responsabilità in più. Voi non siete più genitori solo di tre figli, ma lo siete idealmente anche di tutto il nostro corso.
Perché Peppe per noi, con il suo sorriso aperto, la sua determinazione, la sua forza interiore ed esteriore, non era semplicemente un amico, un collega, un compagno di mille avventure, ma era soprattutto un fratello.
Dall’8 giugno noi abbiamo perso fisicamente un fratello ma, ci piace pensare, “abbiamo guadagnato un papà ed una mamma”. Il dolore che ci attanaglia è lancinante. Ci si chiede come sia possibile che Dio abbia scelto proprio lui tra tanti per rafforzare le schiere degli angeli. Però, più il dolore diventa acuto, segnando la carne, contorcendola, rigando il volto di mille lacrime amare, più si insinua in noi la consapevolezza che Peppe, con il suo ultimo sacrificio, salvando il suo equipaggio dalla forza del male di un atto infame e insensato, abbia compiuto un gesto d’amore così grande, così profondo, così totalizzante, che ha visto nella sua morte compiersi ciò che era in vita: un Uomo generoso, forte, capace, professionista e di animo nobile.
Ognuno di noi, appresa la notizia, si è chiuso in un angosciante mutismo. Ognuno di noi ha incominciato a vagare con la memoria per ritrovare tutti i ricordi recenti o remoti legati a Peppe. Si è trattato di un’azione necessaria e allo stesso tempo estremamente dolorosa, ma che ogni fratello del 183° corso d’accademia si è sentito ardentemente in dovere di compiere, per cristallizzare il più possibile la sua memoria, permettendo a Peppe di rivivere nella nostra mente e nel nostro cuore per sempre.
Mamma Concetta e papà Biagio, per noi Peppe non è morto. Egli ha solo assunto un altro “incarico” e, da valoroso militare quale è, siamo certi che porterà a compimento questo ennesimo obiettivo con animo, carattere e convinzione. Da oggi Peppe è l’angelo protettore a cui noi affidiamo le nostre vite ed il nostro cammino in questa vita terrena. Peppe in ognuno di noi è vivo per sempre.
I Vostri Figli del 183° Corso “Lealtà” dell’Accademia Militare di Modena”

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