Frodi e furti identità, migliaia vittime

Quarantasei gli indagati e 14 le misure cautelari eseguite – tre per la custodia in carcere e undici ai domiciliari – a conclusione dell’operazione «Sim swap fraud» della Polizia postale di Catania, coordinata dalla procura distrettuale, contro il financial cybercrime. Scoperto un gruppo organizzato, stabile e spregiudicato, attivo nella zona jonica comprendente i comuni di Giarre, Riposto, Fiumefreddo di Sicilia e Comuni limitrofi, caratterizzato da notevoli conoscenze tecniche informatiche, specializzato nella pianificazione continua di frodi informatiche e telematiche e truffe on-line su noti portali, capace di realizzare truffe milionarie. Una associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi informatiche, accessi abusivi a sistemi informatici, sostituzioni di persona, furto dell’identità digitale, truffe e riciclaggio.
L’indagine è stata avviata dalla Polizia Postale a fine 2015 a seguito di una frode informatica ai danni di una banca on-line ai cui clienti, residenti in varie parti d’Italia, erano stati sottratti 300 mila euro.
L’associazione agiva soprattutto secondo le modalità della «Sim Swap», una avanzata tipologia di frode informatica articolata in vari passaggi. Il meccanismo prevede che una volta individuata la vittima si proceda all’acquisizione dei suoi dati e delle credenziali di home banking tramite tecniche di hacking e, successivamente, utilizzando documenti falsificati ad hoc, si sostituisce la sim card della vittima e, attraverso lo stesso numero telefonico, si ottengono dalla banca le credenziali per operare sul conto corrente on-line.

Al pari delle frodi «swap sim», anche in questa fattispecie è stata necessaria la partecipazione di soggetti che si intestassero carte prepagate sulle quali far pervenire i proventi dei reati nonchè schede telefoniche utili a mantenere i contatti con le vittime. Il meccanismo, sebbene più semplice rispetto alle frodi informatiche, ha richiesto buone conoscenze tecniche nonchè padronanza delle dinamiche che regolano le compravendite on-line. Tale tipologia di truffa si fonda sull’inserimento di falsi annunci di vendita di beni (in particolare, smartphone, pezzi di ricambio per auto, apparecchiature elettroniche) sui portali internet dedicati. Alla descrizione del bene veniva associata un’utenza di contatto alla quale fare riferimento per la trattativa. L’acquirente, dopo aver visionato la descrizione del bene, contattava l’asserito venditore, con il quale concordava le modalità di pagamento indicate di volta in volta sotto forma di Iban sui quali far pervenire i bonifici. Ottenuto il pagamento, gli indagati si rendevano irreperibili. Al fine di accreditarsi con le vittime e di rassicurarle in ordine alla disponibilità effettiva del bene offerto in vendita e alla serietà dell’annuncio, gli indagati ricorrevano ad insidiosi escamotage, in particolare presentandosi quali dipendenti di una società di recupero crediti realmente esistente, riferendo che i beni erano provento di aste fallimentari, fornendo un Iban sul quale far pervenire il pagamento e indicando numeri telefonici di rete fissa che, in realtà, altro non erano che utenze cellulari di cui gli indagati disponevano. Oltre 600 mila euro il guadagno illecito realizzato dal gruppo criminale durante il periodo delle indagini.
Nel corso delle attività d’indagine gli operatori della Polizia Postale hanno bloccato numerose frodi, alcune delle quali per importi pari a decine di migliaia di euro. L’operazione si è avvalsa dell’ausilio degli specialisti nel contrasto al fenomeno del Financial Cyber Crime dei Compartimenti Polizia Postale di Messina, Palermo e Reggio Calabria. Nel corso delle perquisizioni è stato sequestrato materiale informatico che sarà sottoposto ad analisi da parte del personale specializzato della Polizia Postale.
Questo l’elenco degli arrestati: in carcere Alfio Mancuso, 35 anni, Luca Florio, 37, e Antonio Nucifora, 25. Ai domiciliari Michele Bella, 27 anni, Filippo Chiappazzo Del Popolo, 23 anni, Santo Gulino, 49 anni, Giuseppe Luna, 42 anni, Agostino Muscolino, 24 anni, Sara Musumeci, 23 anni, Angelo Pagano, 42 anni, Giovanni Pagano, 40 anni, Davide Patanè, 25 anni, Adriano Tizzone, 46 anni, e Marco Antonio Torrisi, 39 anni. Altre trentadue persone sono indagate in stato di libertà.

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