Fattura elettronica, per le imprese è caos. Sito delle Entrate offline

Fattura elettronica ad ostacoli per le imprese, soprattutto per quelle più piccole. Se è vero che molte di queste sono ancora impreparate all’obbligo in vigore dal 1° gennaio 2019, l’Agenzia delle Entrate non sembra passarsela meglio.

Il sito per l’invio delle fatture elettroniche funziona a singhiozzo ed è spesso offline: una problematica che complica l’adeguamento alla nuova modalità di fatturazione obbligatoria anche tra i privati titolari di partita IVA.

A sottolineare le criticità legate all’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronicaè il Presidente dell’ANC, Marco Cuchel, nell’intervista rilasciata alla testata specializzata Informazione Fiscale.

L’Associazione Nazionale dei Commercialisti, ricordiamo, aveva depositato presso il Tribunale di Roma un ricorso urgente contro l’Agenzia delle Entrate per richiedere il rinvio dell’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica a causa del concreto rischio di violazione della privacy di milioni di imprese e professionisti.

Richiesta respinta, per il momento, e che rappresentava l’ultima spiaggia per quanti speravano in una proroga dell’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica.

Al problema della privacy (per il quale il Garante ha richiesto importanti modifiche all’Agenzia delle Entrate) si affianca poi anche la questione dei costi elevati per l’adeguamento tecnologico. Per il momento le uniche avvantaggiate dalla fatturazione elettronica sono le case produttrici di software, che hanno fatto del nuovo obbligo il proprio business.

Fattura elettronica, imprese impreparate e sito delle Entrate spesso offline

Non le manda a dire il Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti.

Nell’intervista rilasciata ad Informazione Fiscale, Marco Cuchel ribadisce ancora una volta che la fatturazione elettronica rappresenta ad oggi un danno concreto per imprese e professionisti.

I problemi tuttavia non riguardano solo gli operatori economici ma anche la stessa Agenzia delle Entrate: il sito è spesso offline ed emettere fattura è tutt’altro che “un click e via”.

Inoltre sono stati segnalati diversi casi di invio di fatture anche da parte di soggetti non delegati: la privacy e la necessità di un sistema che tuteli l’immensa mole di dati che transiterà tramite il SdI è ancora una questione aperta.

Il 15 aprile 2019 sarà la data del prossimo appuntamento importante a riguardo: l’Agenzia delle Entrate dovrà trasmettere al Garante per la Privacy una nuova valutazione d’impatto.

Il pesante problema delle possibili violazioni in materia di privacy non è il solo che si lega all’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica. A dover cambiare sarà anche il rapporto delle imprese con il Fisco digitale, la logica del delegare questa volta non può funzionare.

Il commercialista non potrà gestire le fatture elettroniche dei propri clienti

L’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica rappresenta un cambiamento epocale per le imprese. Si tratta di un adempimento obbligatorio soltanto in Italia e che negli altri Paesi non esiste (oppure è stata introdotta come una facoltà con benefici premiali).

Le difficoltà per le imprese sono motivate anche da problemi infrastrutturali: in molte zone d’Italia manca la banda larga, e senza internet è impossibile fare fattura elettronica. Inoltre manca l’adeguamento tecnologico necessario da parte delle micro imprese.

Fino ad ora la digitalizzazione è avvenuta grazie ai commercialisti ed agli intermediari in genere, ai quali è stato surrogato l’invio di dichiarazioni e comunicazioni telematiche. La gestione della fatturazione elettronica non può essere delegata ma gli imprenditore dovranno diventare autonomi, con inevitabili difficoltà nel periodo iniziale.

Fattura elettronica business per le software house

Si è creato una sorta di cartello, denunciato dalla stessa ANC all’Antitrust, che ha visto applicare prezzi ben maggiori rispetto alle procedure e, in molti casi, con limitazioni nel caso di utilizzo di piattaforme indipendenti o pubbliche (con barriere ad esempio nell’importazione delle fatture).

Il rischio? L’interesse reale di alcune software house potrebbe essere quello di sviluppare una sorta di consulenza fiscale tributaria diretta sfruttando i dati trasmessi dai propri clienti. In ballo c’è anche il futuro della professione dei commercialisti.

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