L’endoscopia digestiva del presidio ospedaliero di Milazzo con soli due medici in servizio riesce con estremo sacrificio a sopperire a tutte le richieste di esami dei pazienti ospedalizzati e degli esterni che afferiscono tramite numero verde.
Nel servizio di radiologia l’apparecchio TAC, ormai vetusto e non più adeguato da un punto di vista tecnologico, a causa degli oltre 12mila esami eseguiti ogni anno va incontro a ripetuti guasti che di fatto, quando si verificano, mettono in seria difficoltà la gestione dei pazienti che necessitano di tale metodica diagnostica soprattutto in ambito dell’emergenza-urgenza. Per tale ragione sembra ormai irrevocabile la sua sostituzione con un apparecchio di nuova generazione.
Rimane ancora non risolta la questione del primariato di chirurgia del P.O. di Patti nonostante si stato ormai da tempo espletato e concluso l’intero iter concorsuale e sia stata individuata la terna dei professionisti sulla quale il direttore Generale dovrà operare la sua scelta indicando il vincitore.
Questa ambigua circostanza ha comportato che l’Azienda ha nominato da tempo responsabile di tale struttura, unitamente a quella di Barcellona, il primario della chirurgia di Milazzo che così deve dividere il suo operato tra tre distinte unità operative con tutti i limiti ed i rischi connessi.
Questo stato di cose determina il delinearsi di una sanità a due velocità: quella privata efficace ed efficente che attira sempre più pazienti a sè e quella pubblica che arranca con tutti i suoi problemi e le sue quotidiane difficoltà. Questo scenario sarà sempre avversato dal sindacato CIMO che pur riconoscendo il valore delle strutture private e nulla volendo a loro togliere, crede ancora nel servizio sanitario pubblico come conquista di civiltà e democrazia messo in ginocchio da una politica insufficiente, inconcludente ed inadeguata volta soltanto ad autogarantirsi riconoscendo spesso la sanità come un efficace collettore di consensi elettorali.
Giuseppe Giannetto