La Sicilia di Caravaggio al Teatro Trifiletti, intervista all’esperto Andrea Italiano

Nella vita fa il commesso ma questo non gli ha impedito di portare avanti la sua grande passione per l’arte e la scrittura. Giovane e motivato, abbiamo incontrato Andrea Italiano, critico d’arte di Barcellona Pozzo di Gotto, recentemente protagonista di uno spettacolo teatrale in tour proprio al Trifiletti di Milazzo. Laureato al Dams di Palermo e con un’esperienza decennale nella storia dell’arte, è dal 2013 è Presidente della Pro Loco “A. Manganaro” di Barcellona Pozzo di Gotto. Ha scritto alcuni saggi sulla pittura messinese del Seicento pubblicati in riviste specialistiche del settore, e diversi libri tra cui “Caravaggio in Sicilia. L’ultima rivoluzione”.

1)        Perché un ragazzo della tua età si occupa di arte? E dove trovi il tempo visto che fai un altro lavoro… ce ne vuoi parlare?

Io non mi “occupo” di arte; infatti come hai ben precisato nella domanda la mia occupazione è ben altra. Io “amo” l’arte, in quanto l’arte rappresenta una delle poche possibilità che ho per sentirmi libero e felice, rappresentando per me la più alta espressione della creatività umana che cerca la bellezza, e quindi dello Spirito che cerca l’immortalità. Per questo studio e amo l’arte, perché mi parla dell’Uomo nella sua accezione più alta; chiaramente, quando una cosa si fa con passione e per passione, il tempo si trova sempre, anche in mezzo alle preoccupazioni della contingenza. Certo, mi piacerebbe avere più tempo per girare il mondo alla ricerca della grande arte, ma oggi, anche grazie alla tecnologia, è molto più facile attingere ad immagini e libri che possono fare al caso mio senza necessariamente spostarsi dal pc.

2)        Il tuo ultimo tour ti ha portato nel Teatro Trifiletti di Milazzo per parlare di Caravaggio, con un ricco focus sulla Sicilia. Ne parli nel tuo ultimo libro, di cosa si tratta?

Lo spettacolo “Caravaggio” portato a Milazzo, nasce come “reazione” all’analogo spettacolo di Sgarbi visto al Teatro Mandanici di Barcellona, che a mio avviso poco o nulla rende della complessità della vita e dell’arte del Merisi, costringendolo in schemi troppo “modernizzanti”. Cosi ho voluto racchiudere, in un tempo che si aggira attorno alle due ore e mezza, tutto quello che so sul Caravaggio, per portare – senza barare o strizzare l’occhio alla facile comunicazione- a chi non lo conosce un minimo della sua immortale e disperata carriera. E’ un’idea nata a Novembre anche se mi sono trovato abbastanza avvantaggiato per aver affrontato in un libro del 2013 la vicenda siciliana del Merisi, avvenuta tra l’Ottobre del 1608 e il Luglio del 1609. In questo libro, pubblicato dalla casa editrice Giambra, parlavo del passaggio caravaggesco in Sicilia come di un’ultima rivoluzione in quanto ciò che altrove egli aveva sperimentato, in Sicilia, anche per motivi esistenziali, trova la sua compiuta formalizzazione. La rivoluzione del Caravaggio in Sicilia, cioè il soggettivismo che incide l’oggetto artistico fino a trasfigurarlo in una visione “espressionista”, segnerà l’arte successiva in maniera indelebile.

3)        I giovani sono spesso poco interessati all’arte, i nostri musei sono visitati dai turisti stranieri, tu cosa proponi per avvicinare l’arte “al grande pubblico” oltre l’esperimento “teatrale”?

Non credo che vi sia bisogno di sperimentare nuovi modi per avvicinare le persone all’arte. L’arte è il massimo di quanto l’uomo del suo tempo può tramandare all’uomo del futuro. E le persone sono “geneticamente” attirate dall’arte, perché attraverso essa – sia l’arte aulica dei musei o l’arte pop delle reclame pubblicitarie- le persone si riconoscono e si identificano. Unica cosa che chi di dovere dovrebbe fare per rendere l’arte patrimonio di tutti è rendere fruibile l’arte che già esiste e restituirla ai veri padroni delle cose artistiche: i cittadini. Basta facilitare l’accesso all’arte (restauri, mostre, convegni, lavoratori creativi, incentivi ai giovani artisti) e l’arte farà il suo dovere millenario. Ma purtroppo, l’arte e la cultura sono oggi considerate cose secondarie (e infruttuose secondo il parametro economico) che servono a rendere piacevole il poco tempo libero delle persone. Ecco basta abbandonare questa becera convinzione e l’arte si proporrà da sola.

4)        Quali sono le opere che ti piacciono di più della nostra città, Milazzo?

Milazzo possiede alcuni capolavori dell’arte siciliana che meriterebbero grande attenzione, come in passato è stato fatto grazie alla meritoria mostra “I tesori di Milazzo”. Mi riferisco al San Nicola di scuola antonellesca, al Crocifisso di Frate Umile, alle tele e agli affreschi del Manni e ad altri lavori che per brevità ometto di citare. Milazzo è una città dalla grande eleganza che la storia gli ha donato e proprio per questo dovrebbe incrementare la produzione di eventi artistici e culturali di risonanza nazionale. Poi con quella grande risorsa che è il Castello, non vedo perché non si possa fare di Milazzo un centro museale di prima importanza.

5)        Parlaci del tuo futuro, del tuo prossimo lavoro, cos’hai in cantiere?

Voglio ancora portare in giro il Caravaggio e questo che mi occuperà almeno tutto il 2017. Per quanto riguarda le nuove pubblicazioni, presso la Giambra Editori uscirà presto un libro sul pittore seicentesco Filippo Jannelli (che ha lavorato anche per Milazzo), sperando- ancora- di poter collaborare alla realizzazione di nuove manifestazioni artistiche e culturali che diano della nostra zona quell’immagine che maggiormente gli si addice: culla di Arte e di Civiltà

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