Gli unici che si divertono davvero, sono i bambini: guardano e riguardano il badge con la loro foto, scorazzando come pazzi in bicicletta lungo corso Umberto. A 48 ore dall’arrivo di Donald Trump e degli altri grandi della terra, Taormina è una città chiusa e irreale: c’è un uomo armato ogni 10 metri, metal detector e scanner di ultima generazione, un laboratorio della Polizia scientifica in caso accadesse il peggio. Ma liberata dalle orde di turisti che ogni giorno in questa stagione sciamano nei vicoli tra negozietti e bouganville in fiore, la città è forse ancora più bella. Silenziosa e umana. Non si arriva, a Taormina, se non si ha il badge. Ci sono quelli per residenti, quelli per i tecnici e per militari, forze di polizia e 007, quelli per i giornalisti e i delegati. Ognuno con un colore diverso.
La macchina della sicurezza è scattata lunedì e da allora nessuno entra e nessuno esce senza passare i controlli. Che sono strutturati a cerchi concentrici. Il primo è a Giardini Naxos e all’uscita dell’autostrada Messina-Catania, check point con le autoblindo dell’esercito. Ma è solo un assaggio. Lungo i tornanti che dal mare si arrampicano fino alla città ci sono solo mezzi delle forze di polizia: sono gli unici che possono arrivare a porta Catania e porta Messina, le due porte da cui si accede alla zona di massima sicurezza. All’ingresso sono stati installati gli stessi metal detector e scanner che ci sono negli aeroporti, con un’aggiunta: un apparecchio che verifica che il badge al collo non sia falso. Le telecamere riprendono tutto e rilanciano ogni volto nel cuore del sistema, la sala operativa interforze allestita all’interno di Palazzo Duchi di Santo Stefano.
Le immagini arrivano dalle telecamere fisse, da quelle mobili posizionate nei vari punti della città e a Giardini Naxos ma, anche, dalle body cam addosso alle centinaia di agenti in borghese. “Ci aspettano giorni di grande impegno – dice il questore di Messina Giuseppe Cucchiara – ma ce la stiamo mettendo tutta”. “Abbiamo un sistema strutturato – spiega Roberto Maugeri, il funzionario della Polizia che dirige la sala operativa – che ci consente di gestire ogni situazione che si dovesse verificare”. C’è chi si occupa delle scorte, chi dell’ordine pubblico e chi dei posti di blocco e controllo. Un piano sotto, invece, ci sono uomini dei servizi, di Interpol ed Europol. “Possiamo condividere immediatamente ogni informazione e accedere a tutte le banche dati”. In tutto sono settemila persone, un centinaio dei corpi speciali. Presidiano anche i vicoli larghi 60 centimetri. La gente di Taormina guarda rassegnata. “Non si vive più” allarga le braccia un signore ai varchi davanti alle Poste. A meno di 100 metri da lui inizia l’ultimo cerchio di sicurezza, il più inaccessibile. E’ quello che delimita il perimetro dell’Hotel San Domenico, sede del vertice: il profumo di zagare e gelsomini avvolge ogni cosa, mentre decine di tecnici e uomini dell’intelligence completano le ultime bonifiche. Nell’hotel lavorano 150 dipendenti. “I controlli? 50 volte al giorno. Ma ormai mi conoscono” dice uno di loro sorridendo. Corso Umberto è il cuore della città. Ristoranti, bar, negozi per turisti e griffe: sono tutti inesorabilmente deserti. Alla gioielleria ‘Colonne’ la prendono con filosofia. “Sì, rimaniamo aperti, cosa dovremmo fare? Magari qualche giornalista o qualcuno delle delegazioni si affaccia”. Cinquanta metri più avanti, da ‘Pagoda’, hanno messo in vetrina un dipinto con i volti dei 7 grandi: “spero che lo firmino – c’è scritto sotto – per poi metterlo all’asta e devolvere il ricavato per i bambini terremotati di Amatrice”. Al ‘Wonderbar’ i 16 tavolini sono deserti. “Ci siamo adeguati, lo sapevamo e non possiamo fare nulla. E comunque sarà una grande pubblicità per Taormina”. Alla ‘Salumeria Paolo’ sono un po’ meno convinti: “troppi problemi e nel momento sbagliato, dovevano farlo a marzo, aprile. Meno male che sono arrivati dei soldi”. Non c’è un turista in tutta Taormina. Per trovarne qualcuno bisogna scendere negli alberghi sulla spiaggia. Due signore bianche come il latte cercano di non scottarsi al sole. “It’s wonderful, quiet and strange” ridacchiano. Dietro di loro, sotto un ombrellone, due militari con il mitra in mano, le ascoltano e sorridono anche loro.