Pensioni: pronto decreto Ape volontaria, con ritocchi

E’ pressoché pronto il decreto sull’Anticipo pensionistico (Ape) volontario, con 63 anni e 20 di contributi, pagando una rata sul prestito. Il testo è stato modificato raccogliendo diverse osservazioni del Consiglio di Stato. Tra i suggerimenti c’è il riconoscimento della retroattività della misura, a partire dal 1 maggio per chi ne abbia i requisiti e lo domandi. Su questo il governo è al lavoro per inserire la clausola, ultimo nodo da sciogliere prima di chiudere il provvedimento, che dovrebbe essere firmato a giorni, per diventare operativo a settembre.

Con scatto asticella più alta anche per anticipata – Dal 2019, se nulla cambierà, anche la pensione anticipata slitterà di 5 mesi, per effetto dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita. Il requisito passerebbe per gli uomini da 42 anni e 10 mesi a 43 anni 3 mesi, mentre per le donne si porterebbe da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 3 mesi. E’ quanto emerge dalle tabelle contenute nel rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulle tendenze del sistema pensionistico. In termini di spesa previdenziale l’impatto più forte arriva proprio da quella che una volta era chiamata anzianità, mentre pesa meno, ‘in soldoni’, il rialzo dell’età relativo all’uscita per vecchiaia (come noto aumenterebbe a 67 anni da 66 anni e 7 mesi). Fin qui la situazione a bocce ferme, aspettando che l’Istat renda disponibile il dato definitivo sull’aspettativa di vita tra il 2014 e il 2016. Dato che dovrebbe arrivare a fine ottobre.

Damiano, almeno fermare l’età per l’Ape a 63 anni – “Sia l’Ape social che quella volontaria scadono a fine 2018, subito dopo, a partire dal 2019, scatterebbe l’aumento di cinque mesi per l’età di uscita”. A farlo notare è il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd). “In ogni caso – aggiunge – se, come auspico, l’Ape dovesse essere confermata oltre la fase di sperimentazione, la conseguenza sarebbe uno slittamento di cinque mesi” dei requisiti per accedere al pensionamento anticipato: “da 63 anni a 63 anni e 5 mesi”. Per Damiano “tutto questo è altamente contradditorio: tutta la materia andrebbe ridefinita, agendo sull’età pensionabile, con un rallentamento dell’adeguamento all’aspettativa di vita, o dal lato dell’Ape, mantenendo fermi i 63 anni).

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