MAZZINI DEPUTATO DI MESSINA/ Un breve ricordo nell’anniversario della morte

Centoquarantasei anni or sono ,il 10 marzo,moriva a Pisa,esule in Patria e sotto falso none , Giuseppe Mazzini.

Il vate Giosuè Carducci nella poesia Marzo 1872 lo definì :

“l’ultimo dei grandi italiani antichi

E il primo dei nuovi”.

Un mese prima il Carducci gli aveva dedicato altra poesia dalla quale mi pare opportuno riportare alcuni versi che fotografano la situazione storica-politica nella quale operò il Mazzini:

“egli vide nel ciel

crepuscolare

col cuor di Gracco ed il

pensier di Dante

la terza Italia; e con le luci

fise

a lei trasse per mezzo un

cimitero,

e un popolo morto dietro a

lui si mise.”

In una società come l’attuale che corre,che spesso dimentica,assillata dall’incerto futuro,forse è bene ricordare che il Mazzini nel 1866 venne eletto deputato di Messina.

Il comitato elettorale era presieduto dal medico Emanuele Pancaldo,leader carismatico dei repubblicani messinesi ,che si era dimesso un anno prima dalla carica di deputato.

Messina votò per Mazzini il 25 febbraio ed il 6 maggio 1866.

Le due prime elezioni furono annullate perchè Mazzini era stato condannato a morte nel 1858 dalla Corte di Appello di Genova.

Per la terza volta Messina lo rielesse il 29 settembre ,mentre la stampa e l’opinione pubblica internazionale erano puntati su Messina.

Dinanzi alla tenacia dei messinesi,all’opinione pubblica internazionale,la Camera convalidò l’elezione.

Mazzini non accettò per non giurare fedeltà alla monarchia.

Messina con la triplice elezione ,perorata tenacemente dai suoi discepoli,determinò la cancellazione della condanna a morte che era stata inflitta a Mazzini dalla giustizia della monarchia sabauda.

Mi è sembrato doveroso ripercorrere questa pagina di storia perchè fa onore al popolo di Messina ed anche per affermare l’attualità del pensiero sociale del Mazzini riportando una delle sue massime che non ha bisogno di commento:

“”non è civile quel paese dove un sol uomo cerchi lavoro e non lo trovi “”e ricordare, infine,che con la formulazione di “capitale e lavoro nelle stesse mani” il Mazzini dava al lavoro pari dignità  per affrancarlo da supremazie-

Luigi Celebre

Articoli consigliati