Disordine urbanistico a Milazzo, dura nota dell’ex sindaco Nino Nastasi

L’ing. Nino Nastasi ha dichiarato: “A Milazzo, nel disinteresse della politica si alzano palazzi, scompaiono aree verdi, collassa l’equilibrio urbanistico. Il caso dell’area ex pastificio Puglisi rischia di ripetersi ancora ed ancora. “

Com’è noto, nel pieno centro di Milazzo, laddove c’era un’azienda simbolo della provincia, sorgerà probabilmente un nuovo palazzo a sei piani. È una perfetta metafora della crisi del Sud Italia: le aree industriali aggredite  dalla speculazione immobiliare. E’  soprattutto,  il sacrificio di un’ area destinata ad un utilissimo parcheggio pubblico. Ma vediamo i fatti e perché questa perversa dinamica rischia di ripetersi nuovamente.

E noto che i vincoli espropriativi imposti su beni determinati dallo strumento urbanistico, hanno per legge durata limitata: in linea generale, cinque anni, alla scadenza dei quali, se non è intervenuta dichiarazione di pubblica utilità dell’opera prevista, il vincolo preordinato all’esproprio decade. Gli immobili interessati entrano in una sorta di limbo, definito “area bianca”. Tuttavia, i proprietari possono chiedere al Comune di imprimere al bene interessato una nuova destinazione urbanistica. Può, cioè, accadere che nell’ area nella quale era prevista una strada, una scuola, un parcheggio, verde pubblico, possa realizzarsi un condominio, un residence, un albergo, etc.

È quello che sta accadendo a Milazzo: il precedente dell’area ex Pastificio Puglisi ha attratto decine di cittadini, i quali hanno richiesto al Comune di reintegrare la disciplina urbanistica nei beni di loro proprietà interessati dai vincoli decaduti. Richiedono, in buona sostanza, in variante al PRG, una nuova destinazione che consenta loro l’utilizzo del bene ai fini edificatori.

Si configura una vasta manovra in grado di sovvertire l’equilibrio tra spazi ad uso pubblico e di iniziativa privata, sulla quale si fonda un Piano Regolatore Generale, che garantisce ad ogni cittadino il diritto di avere a disposizione una porzione di territorio, in cui realizzare i servizi di cittadinanza: l’istruzione, il verde, i servizi alla persona.

Nella nostra realtà, così deficitaria di servizi pubblici essenziali, si rischia un colpo mortale alla prospettiva di portare a livelli “normali” il grado di vivibilità urbana.

Cause e responsabilità sono facilmente individuabili. La Variante al PRG è ferma al palo; lo Schema di Massima, approvato dalla mia amministrazione nel febbraio 2004, che puntava alla Città dei Servizi per innalzare il livello del welfare urbano, è rimasto lettera morta. L’ignavia delle amministrazioni che si sono succedute ha portato a non scegliere, a non realizzare i necessari servizi pubblici, nascondendosi dietro lo slogan “non ci sono soldi”, mentre la Città Pubblica affonda sotto i colpi dell’attività edilizia succube della speculazione finanziaria.

Che fare? Occorre una forte assunzione di responsabilità. Il Comune riconosca il preminente interesse pubblico alla realizzazione delle necessarie opere previste. Riconfermi i vincoli e disponga un indennizzo “separato e distinto rispetto alla pretesa indennitaria”.  E, finalmente, riprenda il processo pianificatorio con la Variante Generale al PRG. Non c’è veramente tempo da perdere.  Confido che le Associazioni, quel che resta della Politica, i singoli cittadini che numerosi si sono mobilitati per la difesa dell’Ambiente, accolgano questo grido di allarme ed insorgano per impedire questo ulteriore sfregio alla nostra Città.

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