L’ultimo caso di malasanità a Lipari in provincia di Messina ha fatto riemergere eterni problemi sullo stato di salute della sanità italiana, mai risolti nel nostro Paese. Quando poi certi fatti accadono al Sud la questione viene amplificata a dismisura, raccogliendo una forte cassa di risonanza a livello mediatico. Un Sud spesso tacciato a torto di impreparazione, di non buona qualità a livello ospedaliero con medici e personale infermieristico non all’altezza della situazione. Si tratta di una leggenda metropolitana che macchia di improprie informazioni una sanità meridionale che non è da considerarsi di Serie B per incapacità professionali non di eccellenza, a discapito di un Nord tanto declamato. Il caso Lorenza Famularo la 22enne di Lipari che si era presentata più volte al pronto soccorso per delle fitte all’addome ricevendo solo degli antidolorifici, sta mettendo in cattiva luce non solo l’isola di Lipari ma addirittura tutta la Sicilia. Concordiamo sul fatto che in questa vicenda si debba fare luce punendo, se ci sono, i responsabili di quanto è successo. Tuttavia, prima di fare le giuste e doverose indagini sul caso in questione è opportuno valutare gli annosi problemi del Sud, e della Sicilia in modo particolare, costrette più che in altre regioni d’Italia a dovere far fronte ai tagli e servizi ridotti al lumicino. Una sanità siciliana che ormai da troppo tempo è ormai al collasso, tanto da non potere, soprattutto d’estate, far fronte alle necessità dell’alto numero di turisti che si riversano in Sicilia per le vacanze. Ma a parte questo periodo dell’anno che per le ragioni appena accennate dà maggiore senso di un disagio sanitario di notevole portata, c’è da dire che la regione Sicilia per quanto riguarda la Sanità arranca da anni, riflettendo in qualche modo quella che la piaga nazionale mai rimarginata del diritto alla salute. E non è un caso che negli ospedali della vicina Milazzo e Barcellona P.G. – due realtà dei distretti sanitari che fanno parte dell’Asp di Messina e racchiudono un alto numero di utenza – li si voglia unificare per ragioni di risparmio economico. Inaccettabile e inammissibile che lo Stato e la Regione, soprattutto in considerazione di ciò che sta accadendo in tema di Covid 19, non si facciano carico di tenere queste due realtà ospedaliere efficienti, rafforzandole in tutto ciò che richiede una struttura sanitaria all’altezza della situazione. Sappiamo di molti medici e infermieri che auspicano miglioramenti sotto questo punto di vista e ancor di più se lo augurano gli abitanti delle città di Milazzo, Barcellona P.G. e delle zone limitrofe, i quali avrebbero il conforto di sapere migliorata la situazione sanitaria. Oggi, come in tanti pronto soccorso d’Italia, si contano lunghe ore di attesa. Momenti snervanti in cui si avrebbe bisogno di maggior attenzione e immediatezza nel soccorso dell’ammalato. Sappiamo che nell’occasione delle prossime elezioni comunali di queste due città della provincia di Messina si stanno facendo molte lotte su questo tema particolarmente sentito dalla popolazione del luogo che rischia, nell’eventualità malaugurata che venga davvero accorpato un unico nosocomio di inimicarsi l’un con l’altro, mentre sia lo Stato che la Regione stanno a guardare. C’è di mezzo la prova di un Paese civile che deve essere sensibilizzato a intervenire su una sanità siciliana che vanta ottime menti professionali sprecate per l’inadeguatezza strutturale verso la richiesta della salute pubblica. Milazzo e Barcellona P.G. devono avere i loro rispettivi ospedali, renderli indipendenti e più efficienti attraverso i contributi che arriveranno dall’Europa. Altrimenti continueremo a parlare di malasanità e i casi si moltiplicheranno, mentre si continua a denunciare una situazione insostenibile da parte degli operatori, della classe medica, infermieristica e soprattutto dei cittadini che hanno bisogno di vivere in un Paese civile, senza sentirsi sminuiti rispetto ad altre regioni d’Italia.
Salvino Cavallaro