Sanità, dal 1° settembre addio al super ticket

Dal 1° settembre tutte le Regioni diranno addio al superticket sanitario su visite ed esami ambulatoriali.

Da questa data si pagherà solo il ticket ordinario, uguale su tutto il territorio nazionale che varia a seconda della prestazione, arrivando a un massimo di 40 euro.

Ticket sanitario, cosa cambia dal 1° settembre 2020
Sparirà la quota aggiuntiva prevista negli ultimi anni (dal 2011), sulle ricette relative a prestazioni specialistiche ambulatoriali. Una maggiorazione intorno ai 10 euro, che le diverse Regioni in questi anni hanno applicato con regole proprie (in alcuni casi in base al reddito).

Per Roberto Speranza, ministro della Salute, il superticket era “un elemento di discriminazione e di diseguaglianza” che limitava “l’accesso di tante persone al Servizio sanitario nazionale”. L’abolizione rappresenta quindi “una vittoria per lo Stato, perché diamo modo a tutti di poter accedere, nel pieno rispetto del mandato dell’articolo 32 della Costituzione, che dice che la Repubblica tutela la salute, come fondamentale diritto dell’individuo e come interesse della collettività”.

Superticket sanitario, cos’è
Il superticket sanitario è una tassa di 10 euro che i pazienti pagano su ogni ricetta per prestazioni diagnostiche e specialistiche. Le regioni sono libere di applicarlo o meno, oppure possono modularlo in base al reddito o al tipo di servizio richiesto, purché assicurino lo stesso gettito, in aggiunta rispetto alle misure eventualmente già vigenti.
Non tutti sono tenuti al pagamento, infatti alcuni cittadini sono esenti dal ticket: bambini o anziani membri di nuclei familiari con reddito non superiore a 36.150 euro all’anno; disoccupati; malati cronici o affetti da patologie rare; titolari di pensione minima o pensione sociale; invalidi civili, invalidi di guerra e invalidi per motivi di lavoro e servizio.

Come funziona il superticket sanitario
Il superticket sanitario, introdotto nel 2011, è un’aggiunta al ticket già pagato: 10 euro in più su ogni ricetta per le prestazioni ambulatoriali (visite ed esami specialistici). Ogni regione poi ha avuto la facoltà di applicarlo in modo differente. Alcune, come la Liguria, hanno applicato direttamente i 10 euro sulla ricetta. Questo ha comportato che prestazioni a costo contenuto, come gli esami di laboratorio di base o le radiografie, abbiano avuto improvvisamente aumenti del 30-40%, rendendo così il privato molto competitivo. In Toscana il superticket è invece proporzionale al reddito e può arrivare a 30 euro per redditi superiori a 100 mila euro. In altre come Lombardia e Piemonte è proporzionale al valore della ricetta. Inizialmente poteva arrivare a un massimo di 30 euro: in questo modo ogni ricetta poteva arrivare a un costo massimo di 66 euro (36 euro di ticket più 30 euro di superticket), oggi l’importo massimo è stato ridotto a 15 euro. Anche altre regioni hanno introdotto misure importanti per ridurre l’impatto del superticket, aumentando le quote di esenti, come nel Lazio dove gli over 60 da questa estate non lo pagano più, o addirittura eliminato del tutto (Emilia romagna, Sardegna, Valle d’Aosta, nella provincia di Trento e Bolzano e in Basilicata).

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