Ance Messina, grido d’allarme del presidente Pippo Ricciardello

«Il settore edile vive un periodo di stallo, tra le traversie legate all’interminabile emergenza Covid, gli effetti deleteri di una crisi interminabile e le cifre mirabolanti del volano legato al superbonus 110 per cento o dei fondi europei del Recovery Plan. Intanto, il tessuto produttivo italiano della filiera delle costruzioni, fatto di piccole e piccolissime aziende, resta fermo per la rigidità del sistema finanziario e anche le medie imprese non hanno prospettive, vista la creazione di un enorme gruppo edile parastatale dalle ceneri delle cosiddette grandi imprese».
Il Presidente di Ance Messina Pippo Ricciardello, in questo inizio 2021, esprime la propria profonda preoccupazione per le sorti dell’edilizia, condividendo il pensiero di molti colleghi soprattutto meridionali, di fronte agli ultimi eventi che hanno caratterizzato la politica e le dinamiche interne al comparto delle costruzioni edilizie: «Si è sprecata l’occasione del cosiddetto Decreto Semplificazioni invece di eliminare il Codice degli Appalti, che aveva bloccato i lavori pubblici con un sistema di norme e decreti in contrasto tra di loro. I principi di pubblicità, trasparenza e concorrenza sono stati sacrificati nella fase di aggiudicazione sostituendoli con criteri di scelta discrezionale da parte della stazione appaltante senza definire esattamente come si procederà alla selezione ed alla rotazione delle imprese invitate. Si sono già verificati, nel nostro territorio, casi di inviti riservati ad imprese solo di fuori provincia, danneggiando le aziende locali. L’esigenza di accelerare le procedure di individuazione degli esecutori delle opere spinge gli enti – sottolinea Ricciardello – a scegliere un ristretto numero di imprese, all’interno di liste di fiducia, non solo per gli importi inferiori alla soglia comunitaria di 5,2 milioni di euro, ma anche per quelli maggiori. Se consideriamo l’esistenza di aziende enormi costituite recentemente grazie al massiccio intervento finanziario nel capitale societario da parte di Cassa Depositi e Prestiti, avremo, anche nelle gare con procedura ordinaria, la situazione di monopolio vista per le manutenzioni con gli accordi quadro delle reti di trasporto nazionali e non solo. Uno scenario tra l’altro – continua il Presidente di Ance Messina – che, come da me più volte denunciato all’interno del dibattito associativo di Ance in ambito regionale e nazionale, potrebbe degradare, purtroppo, tra pochi anni, in una riedizione di Tangentopoli. Con l’aggravante della statalizzazione, di fatto, del settore edile, visto che le imprese a capitale statale faranno le opere pubbliche di maggiori importi, ed il conflitto di interessi creerà distorsioni facilmente prevedibili»

Il Governo Nazionale è alle prese con la definizione del Recovery Plan, visto come la panacea di tutti i mali dell’economia italiana, ma anche su questo versante, le prospettive non sembrano particolarmente incoraggianti: «Purtroppo, una occasione unica come quella rappresentata dal piano di interventi della Unione Europea – dice Ricciardello – viene sacrificata sull’altare delle beghe tra partiti politici ed opere di fondamentale importanza come il Ponte sullo Stretto non vengono incluse oppure si utilizza il commissariamento come unico mezzo adatto ad accelerare l’iter che porta alla esecuzione delle opere pubbliche, dimenticando i danni causati dal tanto decantato modello-Genova. La realtà è che i tempi imposti dall’Europa sono strettissimi e non credo che il complesso normativo combinato alla burocrazia italiana siano in grado di consentire che, come richiesto, entro il 2023 siano realizzati una parte dei lavori inclusi nel Recovery, per poi proseguirli prima dei successivi tre anni. Occorreva, invece, investire in modo massiccio nella realizzazione di centri di progettazione esecutiva efficienti, realizzare veramente un sistema informatico integrato di tutto il processo produttivo delle opere pubbliche, snellire i passaggi burocratici e autorizzativi e adattare alle norme europee il regio decreto del 1895. Capisco – afferma Ricciardello – che può sembrare una proposta provocatoria, ma, in realtà, quel testo così lontano nel tempo non è stato mai eguagliato in efficacia da tutte le migliaia di norme che si sono succedute negli ultimi 126 anni nel settore edile»

Ricciardello esprime il suo pensiero anche sul Superbonus 110 per cento: «Si tratta di una iniziativa lodevolissima nelle intenzioni, resa maggiormente praticabile nel 2020 dalla possibilità di cessione del credito a banche e assicurazioni, ma, ancora adesso, per avviare un intervento, occorre predisporre 46 documenti. Un rosario di autorizzazioni, permessi, asseverazioni – precisa Ricciardello – che impedisce, al momento, l’avvio di un importante volano per l’edilizia. Il nostro sistema associativo, comunque, è già organizzato per dare informazioni ed opportunità a cittadini ed imprese di accesso a questi benefici e, entro il prossimo mese di febbraio, compatibilmente alle restrizioni legate al Covid, apriremo uno sportello e una piattaforma dedicata al superbonus».

Infine, un accenno anche sulla perdurante emergenza Covid: “Il settore dell’edilizia applica, dall’inizio della pandemia, un protocollo condiviso con il governo, le organizzazioni sindacali e di categoria estremamente rigido per impedire la diffusione del virus sui cantieri e luoghi di lavoro, che consente, secondo i Dpcm e l’ordinanza regionale vigenti, di svolgere attività anche in zona rossa. Tutti impegni che hanno comportato aggravi di costi, allungamento dei tempi di esecuzione e mancata produzione sui cantieri, non adeguatamente ristorati dai provvedimenti legislativi o dai prezziari. Ma siamo comunque disponibili – conclude Ricciardello- a fare qualunque ulteriore sacrificio per contribuire a sconfiggere questo nemico comune a tutti i cittadini del mondo».

Giampaolo Petrungaro

Articoli consigliati