Da “L’altrui altrove” alla pandemia. Com’è cambiata la vita e l’arte di Benedetto Norcia?

“Benedetto Norcia, artista eclettico”. Era l’anno 2013 quando scrissi di lui la mia recensione sul suo catalogo intitolato “L’altrui altrove”. Un elegante raccoglitore di tante opere prodotte dall’artista Benedetto Norcia, raffiguranti volti deformanti che connotavano personaggi  carichi di fregi. Stuzzicai subito la mia curiosità su cosa volessero significare certe opere talora così difficili da interpretare. Ma egli, come tanti artisti, non diede mai la risposta perché sostenne che “Il significato dell’opera di un artista deve essere dato da chi la guarda, l’ammira con occhi e sensibilità diverse, ma mai dall’artista stesso”. Non nascondo che questa risposta mi fece un po’ pensare, ma poi con l’andare del tempo, conoscendo meglio questo particolare realizzatore poliedrico dell’arte, ho capito quanto ci fosse di altruistico nel suo pensiero rispettoso di chi ammira e valuta le sue pregiate opere. Fin dall’età di 8-9 anni, Benedetto Norcia nato a Monreale e poi cittadino del mondo, ha manifestato l’interesse per l’arte. Sulle pareti della sua casa paterna erano presenti riproduzioni fotografiche della volta della Cappella Sistina. Ebbene, spinto dalla capacità di saperne valutare e comprendere tecnicamente ed emotivamente quelle meraviglie artistiche, Benedetto cominciò ad avvicinarsi ad un mondo che poi avrebbe rappresentato il senso della sua vita, nell’intersecarsi di tante cose fatte nel percorso del suo cammino artistico e umano. Oggi, dopo tanti anni, lo ritrovo per questa intervista che ho voluto personalizzare particolarmente, proprio per capire meglio qual è lo spirito di un artista come lui che vive come tutti noi questo delicato momento storico di crisi sanitaria, sociale ed economica.

Benedetto, come stai vivendo questo periodo di pandemia?

“A parte lo smarrimento del primo periodo, la pandemia la sto vivendo serenamente. Mi tuffo quotidianamente nel lavoro e approfitto delle minori distrazioni dell’attività del Bed and Breakfast per approfondire i miei temi artistici.”

 

E’ vero che questo forzato tempo di distanziamento può creare smarrimenti personali?

“Senza dubbio. L’essere costretti a vivere in casa incontrando virtualmente le persone care e gli amici, sicuramente può creare dei momenti di smarrimento. Sono sempre stato abbastanza solitario, mi sono sempre circondato di ciò che è sufficiente e bastante alla mia vita senza bisogno di andare a cercare altrove.”

 

L’arte, la tua vita. Come si approccia un artista come te alle lunghe giornate passate in casa. C’è maggiore stimolo a creare?

“Una delle mie fortune è proprio quella di poter creare le mie opere in casa e quindi non essere obbligato ad uscire per andare a lavorare. Tutto questo non mi crea problemi. Anzi, approfitto di questi periodi di domicilio forzato per approfondire maggiormente, senza distrazioni, quelle che sono le mie tematiche storiche e poi quando c’è l’amore accanto a te che ti sostiene e da senso al tuo orizzonte, nulla ti può mancare.”

 

Qual è la tua ultima opera?

“In realtà sono due. Una è un approfondimento di un abbraccio tra amore e psiche, o meglio fra me e “A NAMMURATEDDA” (Michaela, la mia compagna)e l’altra opera è un “Pensiero d’amore” che ritrae Michaela.

 

E quella che ritieni più interessante nel tuo lungo percorso di artista?

 

“Quella che ritengo più interessante o forse quella che si avvicina di più a ciò che ho pensato con ciò che ho realizzato, è un mosaico. Il mosaico del bacio o come lo chiamo io “L’infinito” o “L’amore per noi.”

 

E’ vero che in questo tempo di lunghe riflessioni sul senso della vita, l’arte e il suo creare diventa il deterrente per vivere meglio?

“Non so. Di certo se aiuta a vivere meglio, sicuramente le profonde riflessioni ti conducono in territori di nuove consapevolezze. Sta a noi essere in grado di sopportare i colpi che ci giungono da questa rinnovata coscienza.”

 

Tu che vivi a Milazzo ormai da qualche anno, pensi che questa città abbia saputo stimolare la tua arte o piuttosto ha affievolito l’esuberanza del fare?

“Milazzo, come luogo fisico è incantevole. E’ tra i luoghi più belli che io abbia mai incontrato nel mio percorso di vita, infatti qui ho deciso di fermarmi. A Milazzo la società è uguale a un paese di provincia, con le proprie lotte intestine per accaparrarsi consensi. Niente che abbia a che fare con le aspirazioni che la possano proiettare in un futuro di bellezza, di cultura, di sostenibilità. Io capto l’energia nei luoghi e Milazzo è un luogo molto energetico, circondata com’è da tre vulcani attivi, da due mari, dalle Isole Eolie e dal sole che la bacia ogni giorno. Gli stimoli che mi arrivano da queste energie sono immensi e non riesco affettivamente a stare al passo con la generosità di questi luoghi.”

 

Tu gestisci assieme alla tua compagna un ben avviato Bed and Breakfast nella città mamertina. E’ vero che le varie stanze adibite agli ospiti pullulano dei tuoi dipinti, delle varie sculture e di tutto ciò che negli anni hai saputo creare con la maestria che ti è consona?

“Certo, le stanze sono adornate con le mie opere che negli anni ho realizzato. Ci sono degli appartamenti a tema che si rifanno alle tecniche artistiche come la scultura, la pittura del mosaico, l’incisione e altri come gli elementi della natura, il fuoco, l’acqua, l’aria, la terra, e poi l’appartamento mare e l’appartamento sole. Tutte le stanze all’interno degli appartamenti sono coerenti con la tecnica e con e col tema dell’appartamento stesso.”

 

Che cosa prova un artista quando le proprie opere, pur essendo apprezzate, non rendono dal punto di vista economico.

“Questo per me è un argomento urticante e cerco sempre di tenere lontano dell’atelier, dal luogo di lavoro di concezione e di realizzazione di una mia opera, il mondo del commercio, del denaro. Non mi pongo mai la questione economica di finalità o individuare un ipotetico acquirente. L’opera verrebbe falsata, inquinata, annacquata, svilita, insomma non sarebbe utile né a me né al mondo.”

 

Ma un artista può vivere di sola fantasia? Oppure c’è qualcosa di più in questa nobile arte che riesce a far andare oltre lo squallido materialismo?

“Nell’arte c’è tutto, tranne lo squallore del materialismo. L’arte ti permette di vivere in armonia, di incontrare te stesso, di offrirlo al mondo e dal mondo ricevere il giusto sostentamento di poca entità per il corpo, ma di grandissima importanza per l’anima. Quest’anima così nobilitata, ingrandita, è tuo dovere restituirla al mondo sotto forma di opere.”

 

Benedetto, tu sei partito da Palermo, hai vissuto in Svizzera, poi sei ritornato a Palermo, hai conosciuto Milazzo (dove ti sei fermato a vivere) e poi hai continuato in mille altri percorsi culturali che ti hanno fatto crescere e conoscere diverse realtà sociali; la Repubblica Ceca su ogni altra. In tutte queste esperienze di vita, quale ti ha maggiormente aiutato a sviluppare la tua arte?

“Nel mio girovagare per l’Europa, da ogni incontro ho cercato di trarre nutrimento per la mia anima d’artista. Giornalmente ho costruito e costruisco l’impalcatura della mia esistenza.”

 

Per finire, Benedetto. Se dovessi raffigurare la tua arte in questo delicato momento storico che sta vivendo l’umanità, come la riprodurresti?

“L’unica immagine che mi viene in mente che possa in qualche modo rappresentare questo momento storico è un’eclissi, un’eclissi di sole. In un eclissi di sole il buio può essere totale, conducendoci così nello sconforto. Ma l’esperienza ci insegna che la luce tornerà e con essa il calore e la vita. Basta soltanto aver fede.”

Salvino Cavallaro

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