La lettera/ A 100 anni di distanza dalla nascita del PCI, l’ideale Comunista deve ritrovare la sua centralità

Cento anni fa, il 21 gennaio 1921, per iniziativa di Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci, nasceva quello che sarebbe diventato il più grande Partito Comunista del mondo occidentale.

Ne 1991, per volere di una dirigenza prona al sistema liberal capitalistico, durante il suo XX Congresso, il Partito             Comunista Italiano veniva ufficialmente sciolto, cancellando settant’anni di stoia e di lotte della classe operaia.

Il movimento Comunista sta vivendo oggi, il momento più triste della propria storia, nonostante l’evidente, attuale, crisi del capitalismo.

Da Comunisti, riteniamo che, il principale errore del movimento Comunista sia stato quella di essersi posto in modo subalterno in forme di coalizione di un improbabile centro sinistra, voluto dalla logica di un sistema politico bipolare.

La crescita, nel mondo occidentale, di movimenti sovranisti, razzisti e populisti, ci invitano a non distogliere l’attenzione da tutta una serie di segnali, già presagio di un futuro incerto, quando a farne le spese saranno, come logica capitalista impone, le classi più deboli.

Oggi, più che mai, a 100 anni di distanza dalla nascita del PCI, l’ideale Comunista deve ritrovare la sua centralità, anche attraverso un nuovo modo di approcciarsi alla politica, coerente con l’evoluzione economica, storica e culturale che stiamo vivendo, uscendo dalle stupide diatribe ideologiche e ritornando protagonista nelle piazze, nelle fabbriche, nelle campagne e in qualunque luogo dove c’è la necessità di una forza trainante e strutturata che possa porsi alla guida delle lotte tendenti all’affermazione dei più elementari principi di eguaglianza, solidarietà e libertà.

Cristoforo Tramontana
segretario Circolo di Milazzo

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