I vaccini che non ci sono, di chi è la responsabilità?

Salvino Cavallaro

Siamo all’inizio della terza ondata da virus Covid 19 che la scienza ci presenta come la più pericolosa in termini di contagio e letalità a causa delle molteplici varianti sopravvenute; una su tutte quella inglese. Eppure la campagna vaccinale contro il Covid in Italia procede a rilento, ed è ostaggio di procedure centellinate. A evidenziare la carenza è la Fondazione Gimbe, l’organizzazione indipendente che dal 1966 promuove l’integrazione delle migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni politiche. Le statistiche rilevate e la carenza in merito alle forniture di vaccini sono inaccettabili alla luce dell’incalzare della pandemia che, specialmente in Italia, sta peggiorando i colori delle varie Regioni, con la logica conseguenza di iper affollamento delle terapie intensive che tornano ad essere al collasso. Anche l’Europa risente di questa situazione  e la popolazione è in pericolo di vita. Si fermano le nascite, i morti sono sempre più numerosi, l’economia è ferma, la gente è stanca, il mondo si riempie di tenebre sempre più minacciose, fitte e non inclini al diradarsi. “In Italia” dice la Fondazione Gimbe: “Sono arrivate solo un terzo delle dosi attese nel primo trimestre, mentre nell’ultima settimana frenano le somministrazioni. Solo 6 over 80 su 100 hanno avuto almeno una dose di vaccino”. Sempre in base a ciò che ci viene detto dalla Fondazione, al 17 febbraio sono state consegnate alle Regioni d’Italia 4,07 milioni di dosi pari al 31,8% dei 12,8 milioni di dosi attese per il primo trimestre 2021. Si tratta del 44,7% di quelle annunciate da Pfizer, il 18,4%dello stock da 1,3 milioni previsto da Moderna e di 542 mila dosi su 4,2 milioni (13%) di Astrazeneca. “Se da un lato vengono correttamente accantonate  le dosi per il richiamo” puntualizza il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta “dall’altro, nell’ultima settimana, si rileva un rallentamento delle somministrazioni del 30%, possibile spia di difficoltà organizzative della campagna vaccinale fuori da ospedali e RSA”. “Ma la vera criticità di questa fase 1 della campagna vaccinale” – dice Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe“è che solo il 5,9% degli over 80 ha rinunciato almeno una dose di vaccino e solo il 2,7% ha completato il ciclo vaccinale. Percentuali molto lontane dal target raccomandato dalla Commissione Europea per questa fascia di età: 80% entro il 31 marzo 2021. Per fare questo bisognerebbe vaccinare entro tale data circa 3,5 milioni di over 80, di cui quasi 3,3 milioni non hanno neppure ricevuto la prima dose”. Commentiamo questi dati con assoluta delusione e senso di una sempre più ampia certezza di pressapochismo che ci fa pensare non solo alla leggerezza con il quale si sta affrontando la campagna vaccinale, ma anche all’interrogativo di chi potrebbe essere la responsabilità di tanti errori e inaccettabili mancanze nel triplicare sforzi organizzativi politici che quasi sempre sono causa di una netta mancanza di fermezza nel rispetto dei patti controfirmati a suo tempo. E allora non possiamo fare a meno di pensare a una sorta di dietrologia di fatti e responsabilità che portano a colpe facilmente ripartibili tra Comunità Europea, Nazioni e case farmaceutiche. E visto che a tutti noi sembra che non ci sia stato detto tutto ciò che avremmo dovuto sapere in merito agli accordi contrattuali controfirmati dalle parti, ci chiediamo perché in un mondo in cui ormai tutto è portato alla luce dei riflettori, non si pubblichino interamente i contratti pattuiti fra le varie parti. E se qualcuno non ha rispettato anche solo una piccola parte di quanto stabilito, allora si ricorra immediatamente a sanzioni amministrative. La gente vuole chiarezza, vuole sapere e non essere lasciata allo scuro, l’Italia e il mondo aspetta il vaccino. Non si può morire aspettando chi non ha previsto questa catastrofe umana. Il vaccino che è stato studiato in tempi da record dalla scienza, non ammette malefatte organizzative da parte delle case farmaceutiche, della commissione europea e dai vari Paesi come l’Italia che danno l’impressione di non avere avuto abbastanza peso politico per fare sentire la propria voce con autorevolezza. Ci riuscirà il nuovo Governo Draghi? Lo vogliamo sperare. E’ l’unica cosa che ci resta da credere!

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