A colloquio con Stefano Lo Russo, candidato sindaco di Torino.

Ho 45 anni, sono nato a Torino e sono cresciuto nel quartiere di Santa Rita dove vivo tuttora. Ho dedicato alla tutela dell’ambiente tutta la mia vita professionale e sono docente di Geologia al Politecnico di Torino. Ho sempre amato lo sport e il calcio, ma non essendo un granché come calciatore, alla fine ho fatto l’arbitro dai campetti di calcio sterrati di quartiere fino alla Serie D, imparando che lo sport è un grande maestro di vita”.

Si presenta così Stefano Lo Russo, candidato sindaco di Torino con il quale ho avuto il piacere di scambiare alcune vedute politiche che si sono concentrate necessariamente sulla città torinese e su quello che è il suo programma elettorale nell’impegno per una città solidale, sicura, curata e vivibile, con strade ben asfaltate, marciapiedi, giardini e parchi in ordine. E poi il lavoro e la ripartenza economica che restano le questioni centrali di una città che vuole ridurre le disuguaglianze per non fare restare indietro nessuno. Per questo, sono previsti concorsi per diversi profili professionali.

Nel breve colloquio avuto con Stefano Lo Russo, non ho avuto la sensazione di sentire parole già scontate e ripetute per convincerti a dare il voto, al contrario è emerso il tratto di un politico aperto ad ascoltare il cittadino per rendersi conto dei bisogni personali e della collettività. Sì, perché è proprio lì che nasce il vero rapporto con la città e la gente troppo disillusa dalla politica in genere. E quando ho fatto presente la cattiva abitudine di tutti i candidati che, quasi fosse un programma stabilito, prima di ogni votazione li vedi girare tra la folla, nei mercati e dove strategicamente c’è maggiore aggregazione di persone per promuovere la propria immagine e poi, raggiunto l’obiettivo prefissato spariscono dimenticando ogni promessa, così mi ha risposto: “Lei mi dice una cosa vera” ammette Lo Russo “infatti, sono io per primo a condannare questo modo di fare politica. Se sarò il sindaco di Torino, cercherò in tutti i modi di sensibilizzare gli assessori e l’amministrazione comunale ad ascoltare i bisogni dei cittadini. Ascoltarli, riceverli in sedi appropriate per sentire le loro proposte, gli umori, le idee da discutere insieme per il miglioramento della collettività sociale nella nostra città”. Parole che danno fiducia, anche se l’esperienza ci suggerisce di essere cauti nei giudizi, per vedere poi quali saranno i fatti concreti messi in atto. Resta comunque l’impressione positiva verso un personaggio pacato, riflessivo, poco propenso ad abbellire con l’enfasi gratuita ciò che invece deve essere discusso con semplicità ed etica professionale. Certo, stiamo parlando di politica, di politici che hanno il loro interesse a raggiungere l’obiettivo di diventare primo cittadino, tuttavia, resta la sensazione che non si basa su nulla ma che porta alla speranza di avere trovato la persona giusta a condurre il presente e il futuro della città di Torino.

Salvino Cavallaro

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