Il giorno più buio, la guerra.

Svegliarsi al mattino dopo l’incubo sognato della pandemia, scoprendo il giorno più buio; la guerra. Il risveglio è sconvolgente, traumatico, quando accendi la Tv e appaiono le immagini crude di uno spietato conflitto. Resto inerme a guardare lo scempio cercando di trovare un significato a tutto questo, che non c’è. Fino all’ultimo ho sperato nel buon senso, nel rispetto dei trattati internazionali e in quella forza diplomatica che resta sempre l’unica vera arma democratica di tutti i popoli. Ma, evidentemente, tutto ciò non è bastato allo zar russo Putin, il quale in maniera feroce e disumana, non ha voluto sentire ragione ed è andato avanti nel suo sanguinoso progetto di riprendersi quel territorio ucraino che sembrava sfuggirgli di mano. No alla Nato, sì all’appartenenza del Cremlino. Ma questo è solo l’aspetto politico di apparenza nella travagliata e tortuosa mente folle di Putin che, accecata dall’ansia di potere, non ha tenuto in considerazione quel male che uccide le coscienze; la guerra, appunto. Là dove il rumore delle armi mette a tacere la parola c’è un’inquietudine di base, c’è l’ansia di non avere capito la tragedia umana per ricavarne il nulla. E tante volte penso come l’uso delle armi possa appiattire, anzi annullare ogni rapporto umano, ogni relazione che sa di interscambio democratico e filosofico che poi appartiene all’essenza della vita stessa. La guerra non è altro che la ferocia di uccidere l’intelligenza umana, annullando il rispetto della convivenza civile. E penso alla responsabilità di tutti noi che non possiamo sentirci estranei a quanto questo zar russo sta macchinando attraverso la sua follia che è accecata da una perversa convinzione di onnipotenza. Ma ciò che mi fa sentire più responsabile è il senso di disarmo nell’assistere gli sguardi della gente ucraina, dei bambini cui non è giusto fargli vivere traumi così incancellabili. Ferite che non si rimargineranno mai se la fortuna li assisterà nel continuare la propria vita, nonostante il rumore assordante delle bombe e di quel triste avvertimento del coprifuoco che li induce a rintanarsi là dove sembra esserci un minimo di riparo. E intanto Kiev è sottoattacco, assediata dalle truppe russe che tutto vogliono radere al suolo attraverso una pioggia di fuoco ordinata dal folle zar. Il presidente ucraino Zelensky sa di essere tra i primi obiettivi da raggiungere e uccidere. “Lasciati soli a difenderci” – è lo sconforto di chi pensa che gli Usa e l’Europa si siano defilati, quando in realtà si sta studiando come proteggerlo. Sì, perché strategicamente fare la guerra a Putin sarebbe una tragedia per l’Occidente e il mondo intero. Sono giorni bui dove al momento non si vede nemmeno un piccolo barlume di arresto del conflitto, se non la speranza ultima a morire di un improvviso ripensamento sul macroscopico errore fatto dallo zar russo. Possibilità molto remota, visto il personaggio assetato di potere e totalitarismo. Tuttavia, non sono le strategie politiche da combattimento o le sanzioni da fare alla Russia per emarginarla dal mondo che mi fanno pensare, ma sono le numerose vittime militari, i civili e gli innocenti che pagando la vita a caro prezzo rappresentano lo scudo di una tragica follia. Che la storia non insegni nulla all’uomo è ormai un fatto amaramente chiaro. Tuttavia, sapere che mondo lasceremo a chi verrà dopo di noi è la cosa che fa più male.

Salvino Cavallaro

 

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