Il derby d’Italia, tra storia e antiche ruggini

Quella tra Juventus e Inter è da sempre una partita particolare. Lo dice la storia quando narra i trascorsi pallonari tra queste due realtà che si guardano in cagnesco e affondano in sfottò che talora si ripercuotono in odio sportivo. Eppure, nonostante tutto, le due società pur a malincuore hanno avuto scambi di calciatori, allenatori e dirigenti, passando dal bianconero al nerazzurro e viceversa. Qualcuno potrebbe pensare a un controsenso, ma ormai nella realtà di un mondo calcistico in cui il professionismo ha trasmesso i suoi dettami inconfutabili e insostituibili del pazzo mercato dove i milioni di euro sostituiscono il romantico gioco delle parti, cambiare maglia e colori tra Juventus e Inter non è più un “sacrilegio”. Sono strategie societarie che vanno oltre l’odio sportivo per un gioco di interessi economici e di investimenti fatti non certo ai fini collaborativi ma soltanto per cercare il modo di continuare a superarsi, quasi che uno abbia bisogno dell’altro proprio per continuare la storia del derby d’Italia che è davvero unico nel nostro mondo pallonaro. Ma il tifoso non ammette, non può permettere che un suo giocatore possa vestire la maglia dell’odiata avversaria, piuttosto vada altrove. E’ il pensiero dei tifosi juventini e interisti che, se fosse per loro, piuttosto terrebbero per sempre coloro i quali hanno indossato i propri colori a prescindere dalle strategie tecniche, tattiche e di marketing che le società fanno a torto o a ragione. E pensate cosa sarebbe successo se, come si diceva tanti anni fa, quando in un terribile gioco quasi perverso, Platini fosse passato all’Inter mentre l’avvocato Agnelli fosse riuscito qualche anno prima a convincere Sandro Mazzola a diventare bandiera della Juventus. Pazzesco! Storie virtuali, impossibili da realizzare praticamente. Sì, perché sarebbe come giocare a fantacalcio. Tuttavia, il tempo non ha cambiato il motivo portante di una storia pallonara che porta il derby d’Italia a essere una partita davvero diversa dalle altre. E tra i tanti passaggi di giocatori dall’una all’altra parte, ci sono stati casi come quelli di Vucinic e Guarin che non sono andati in porto perché ci si è impuntati a non definire sul nascere nessuna trattativa. E mentre oggi si parla del passaggio di Dybala all’Inter proprio quando ancora la Joya bianconera si troverà ad affrontare la sua prossima squadra domenica sera, ci si accorge come il calcio riservi sempre momenti di incredibile crudeltà che evidenzia un professionismo che non può essere legato ai sentimenti. Si evitino dunque questi ridicoli baci alla propria maglia dopo avere segnato un gol, tanto ormai nessuno ci crede. Sia più coerente il professionista, sia meno aizzante del popolo che tende ad illudersi e a crederci veramente. E’ il gioco delle parti. Essere tesserati per una squadra significa anche non andare oltre il proprio compito di appartenenza a quei colori, rispettando l’etica professionale. Perché? Ma perché nulla vieta che un giorno potrai vestire quella maglia tanto odiata dall’altra parte dei tifosi. Mai dire mai, il calcio è questo! Anche tra Juventus Inter, il derby d’Italia che non smette mai di affascinare forse anche per tutto quell’antagonismo che attizza gli animi.

Salvino Cavallaro               

 

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