Messina. “Continuare a sognare” il libro di Pino Chillemi. Una passione per i treni divenuta lavoro

“Continuare a sognare” si legge tutto d’un fiato, non solo perché è un libro di nemmeno cento pagine, ma perché la storia raccontata ti cattura già dalla prefazione, scritta dalla giornalista Maria Caterina Calogero della Gazzetta del Sud. “Continuare a sognare “ tratta la storia vera vissuta da Pino Chillemi ex dirigente delle Fs che ha trasformato la sua passione per i treni in lavoro. Più che passione potremmo definirla “ossessione” visto che le prime parole di Pino non sono state “mamma” o “papà”, bensì ciuf ciuf. E forse non poteva essere diversamente per un bambino cresciuto a pane e treni, capace di trascurare la scuola pur di non perdersi un passaggio o una manovra dei treni alla stazione. D’altronde lui è la sua famiglia abitavano in un appartamento sopra la stazione e quindi, quale luogo migliore per un bambino appassionato di treni, per poter vivere tutti i giorni, dal vivo, la sua passione, la sua voglia di conoscere ogni dettaglio, ogni particolare che lo fece diventare, ancora studente di liceo, un esperto in materia, apprezzato persino dai dirigenti del padre, dipendente delle Ferrovie. Un dettaglio non da poco questo, perché grazie al lavoro del padre, Chillemi riuscì a viaggiare molto per l’Italia in treno e nel libro, i viaggi al sud e da sud a nord, sono spiegato con una dovizia di dettagli tale da dare la sensazione di essere affacciati al finestrino di un treno mentre il paesaggio ti scorre davanti e ne apprezzi la contrastante natura oltre alle manovre in stazione, altrettanto dettagliatamente descritte. Per non parlare delle curiosità che Pino ha descritto e che solo chi vive a contatto con la realtà dei treni può conoscere: per esempio, la pala di carbone rovente che qualche genitore chiedeva al macchinista di mettere sul marciapiede per poter curare la pertosse dei propri figli o ancora, le “stelle filanti” ritrovate in un magazzino delle Ferrovie che altro non erano che le strisce che servivano alla comunicazione in alfabeto Morse, accantonate poi perché il telefono aveva soppiantato il telegrafo. Curiosità di una vita che correva lungo i binari del treno e che, piano piano, divento il lavoro di Pino Chillemi prima arruolato nell’Accademia del Genio Ferrovieri e poi una carriera in ascesa, che Chillemi anche in questo caso descrive nel dettaglio spiegando anche il comportamento degli accademici e sempre con in testa il motto del ferroviere: “Fervidis rotis ad metam”. E lui la sua meta l’ha coltivata con passione, raggiungendola affrontando tutte le vicende belle e meno belle, con lo stesso entusiasmo del bambino che guardava fuori dal finestrino e dice ciuf ciuf. Insomma, un libro che va letto, per capire il passato delle ferrovie e proiettarsi verso sviluppi futuri, possibili se pensati concretamente.

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