Long Covid, analisi di una patologia ancora poco conosciuta

Salvino Cavallaro
Ciò che ci ha spinto a fare questa intervista con il Dottor Antonino Maria Cotroneo (nella foto), è quella ricerca professionale di fare informazione corretta su una patologia che è in continuo studio per il vasto numero dei casi,cui soffre in questi ultimi anni la popolazione. Fin da subito desideriamo ringraziare il Dr. Cotroneo per avere acconsentito a questa nostra intervista, risultata molto chiara nella sua esposizione e sicuramente interessante, non solo per chi è affetto da Long Covid. Il Dr. Antonino Maria Cotroneo si è laureato nel 1990 in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Messina. Nel 1994 si è specializzato in Geriatria presso l’Università di Torino. Master in Competenze per dirigere in Sanità, essere leader, comunicare, fare squadraconseguito
presso SDA Bocconi di Milano. Il Dr. Cotroneo è Responsabile degli Ambulatori Geriatria ed U.V.A. OBDV ASL TO 2; è consulente tecnico del Tribunale Civile e Penale; è Docente al Corso di Laurea Infermieristica, Polo Didattico San Luigi di Orbassano (TO) nell’insegnamento di Geriatria, Co – ideatore del G.I.C.A. ASL 3 di Torino – programma di assistenza all’anziano in acuto – servizio assistenza domiciliare post – ricovero. Ha pubblicato diversi libri nel campo della Geriatria, collaborando anche nella stesura di altri volumi medici tra cui “100 anni da giovane. I segreti per vivere a lungo in piena salute fisica e mentale” di C. Maggio. E’ Presidente della Sezione Piemonte Valle d’Aosta dell’AIP, Associazione Italiana Psicogeriatria. Insomma, un professionista preparato, serio, scrupoloso, sempre molto attento agli studi e a tutto ciò che rappresenta la ricerca e l’innovazione sul vasto scenario scientifico delle nuove patologie come il Long Covid.                

Dr. Cotroneo, che cos’è il Long Covid?

E’ una condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano o addirittura si possono sviluppare dopo un’infezione acuta da Covid (SARS-CoV-2).

Il Long Covid include due condizioni:

1) Malattia Covid -19 asintomatica persistente se i sintomi continuano oltre due mesi dall’infezione accertata;
2) Sindrome Post – Covid se i sintomi rimangono dopo i due mesi (4 settimane) senza altra condizione che ne giustifica la sintomatologia.

Quali sono i sintomi?

La sintomatologia può essere varia e consiste in:

1) Sintomi generali: astenia, senso di affaticamento persistente, febbre, algie diffuse sia articolari sia muscolari, diminuzione dell’appetito, anoressia, peggioramento dello stato di salute e qualità della vita.
2) Sintomi specifici: tachicardia, variazioni della PAO, aritmie, dispnea, tosse, talvolta cefalea sia di nuova insorgenza sia, in chi già sofferente di tale patologia, con episodi più lunghi del normale, difficoltà a concentrarsi e deficit dell’attenzione, talvolta perdita di memoria. Ridotta capacità di sentire gli odori (Iposmia) o perdita delle capacità di sentire gli odori (parosmia). Scarsa percezione del gusto, Mal di gola e tosse. Vomito e nausea. Diarrea. Reflusso gastro-esofageo. Perdita di appetito. Eritema. Depressione del tono dell’umore. Ansia. Psicosi. Disturbi da stress post- traumatico. Insonnia.

E’ vero che è un fenomeno destinato ad aumentare?

L’OMS ha stimato che su 237 milioni d’infezioni Covid – 19 nel mondo, 100 milioni presentano o hanno presentato il Long Covid.

Un altro studio condotto in 17 Stati, ha stimato che il 40% dei sopravvissuti al Covid -19 abbia avuto o ha sintomi persistenti della malattia; con un aumento della prevalenza al 57% tra quelli che hanno avuto il ricovero ospedaliero.

Anche se il numero delle infezioni da Omicron è decisamente più alto, si dice che il Long Covid colpisca di meno rispetto a chi è stato contagiato dall’infezione Delta. E’così?

Uno studio recente pubblicato su The Lancet, un’importante rivista, indica che il Long Covid è un fenomeno in crescita. Tale studio ha confrontato l’insorgenza dopo l’infezione acuta con le varianti Delta, Omicron. Chi è stato infettato con Delta correrebbe un rischio maggiore ma, i ricercatori, pensano che Omicron sia molto più diffuso e contagioso il che potrebbe portare a un ulteriore incremento.

Sappiamo che sulle cause del Long Covid gli studi non sono ancora sufficienti e completi, tuttavia, qualcosa sembra emergere sulla persistenza silente del virus nell’intestino o nel sistema nervoso. Virus che poi si risveglia generando reazioni immunitarie. E’ giusta quest’analisi?

Si potrebbe spiegare la sintomatologia del Long Covid perché si verifica una risposta infiammatoria eccessiva sia  attivata dal virus, sia una reazione autoimmune virus – indotta,

Esiste ed è stato preso in considerazione il cosiddetto mimetismo molecolare, ossia la presenza di condizioni similari a degli elementi dell’organismo stesso. Questo genererebbe anticorpi che reagirebbero col nostro organismo palesando quello che poi sarà la manifestazione della patologia. Alcuni studiosi giustificano, con l’ipotesi autoimmune, il fatto che l’incidenza è più elevata nella donna. Si assiste al fatto che il Covid 19 è più severo nei maschi, ma le reazioni autoimmuni sono maggiori nelle donne, questo verosimilmente sia per fattori ormonali che generici.

Gli esperti segnalano che al momento l’unico modo per contrastare il Long Covid è la vaccinazione. Allora ci si chiede perché ne soffre una larga maggioranza che si era già sottoposta al ciclo completo di vaccinazione anti Covid?

L’efficacia dei vaccini non è del 100 % anche se è molto alta e, di conseguenza, potranno sempre esserci quelli che sono definiti “fallimenti”.

I dati di letteratura ci dicono che il vaccino protegge dalle situazioni peggiori della malattia una percentuale di nove vaccinati su dieci. Questo fa si che diminuiscono le percentuali di ricovero e di exitus. 

Da considerare anche chi risponde al vaccino, raggiunge l’immunità dopo circa 7 giorni dalla conclusione del ciclo.

Di recente due Aziende Farmaceutiche hanno prodotto una versione di richiamo aggiornata del loro vaccino anti Covid-19 che, modificato specificatamente per combattere la variante Omicron, ha prodotto una risposta maggiore contro questa variante da parte del sistema immunitario.

Dr. Cotroneo, non le sembra che il problema del Long Covid si stia sottovalutando anche nei comportamenti tra le persone che nonostante l’aumento delle infezioni da Omicron, siano state indotte dalle vigenti leggi sanitarie a una sorta di “liberi tutti”?

Credo che sia stato il desiderio di un ritorno alla cosiddetta vita normale e questo ottenuto in massima parte dalle vaccinazioni effettuate. Bisogna tenere conto però che le meno restrizioni, l’utilizzo della mascherina diminuito in larga misura, aumentano il rischio di contagio.

Siamo alle soglie dell’estate e col desiderio delle persone di vivere il più possibile vicino a quello che rappresentava la realtà prima del Covid-19. Sarebbe auspicabile non abbassare molto (o addirittura rinunciare) la mascherina soprattutto per le persone fragili o a rischio di fragilità.

Tra i tanti sintomi del Long Covid, sembrerebbe che quello relativo alla depressione sia tra i più riscontrati tra le persone che a suo tempo hanno contratto l’infezione Covid – Sars – Delta. Vogliamo approfondire questo sintomo, a beneficio di chi soffre di questa patologia?

Il disturbo depressivo e le sue conseguenze hanno trovato terreno facile col Covid 19, soprattutto tra le persone fragili e gli anziani in particolare.  

Studi importanti hanno rilevato la connessione tra il disturbo depressivo, la neuro infiammazione e il Covid-19.

Altro aspetto da non sottovalutare assolutamente è stato la mancanza di elaborazione del lutto, sia da parte del coniuge sia dai familiari che ha contribuito alla comparsa di sintomi depressivi.

Particolare attenzione anche ai sopraggiunti disturbi del sonno che hanno contribuito all’umore e a peggiorare la qualità della vita.

La depressione da Long Covid è più frequente nei giovani o nelle persone anziane anche senza particolari patologie?

L’aspetto più importante, a mio parere, è stato la solitudine presente, come conseguenza o addirittura prevenzione, in chi è stato affetto dalla patologia Covid 19.

L’isolamento ha modificato l’aspetto assistenziale ma soprattutto quello relazionale. Ci si è trovati soli, soprattutto se positivi al Covid-19.

Questo ha fatto si che il disturbo depressivo ha colpito, con diversa gravità, sia giovani sia anziani.

Il ricovero in ambiente ospedaliero, la mancanza del “conforto” dei parenti, la situazione d’incertezza ha contribuito, talvolta, in maniera devastante sull’umore. Subentrano: tristezza, senso di colpa, disperazione, la mancanza di positività per il futuro, l’ansia e soprattutto la perdita d’interessi.

E’ vero che l’annebbiamento mentale, la perdita di autostima e la forza di fare le cose più comuni del quotidiano, sono simili a chi ha un principio di Alzheimer?

Accomunare questi tre aspetti a chi ha un principio di decadimento cognitivo o una fase iniziale di Alzheimer per molti versi è azzeccato. Già a causa dell’invecchiamento e delle comorbidità (patologie concomitanti) e degli aspetti iniziali della patologia dementigena, si arriva a una riduzione indicativa delle capacità di comprendere le esperienze sensoriali, si cambia il modo di sentire e vedere quello che lo circonda. Aumenta ancora di più la percentuale di assistenza dedicata che sovente questo carico di lavoro è sulle spalle dei familiari. La pandemia ha esacerbato la vulnerabilità di queste persone, soprattutto in quelli con patologia dementigena, accentuando molto anche i disturbi comportamentali (BPSD) .

Per finire Dr. Cotroneo, le chiedo qual è il suo personale pensiero professionale sul presente e sull’immediato futuro del Long Covid. Si arriverà in un tempo medio a trovare la terapia giusta per contrastare questa preoccupante patologia?    

L’avvento del Covid 19 ha stravolto il nostro lavoro e inevitabilmente la nostra vita. Il nostro stile di vita è stato rivoluzionato.   

Ianus Bifrons ci ha ricordato che la medaglia ha sempre due facce soprattutto tra gli addetti ai lavori: fino a un certo momento quella del medico / infermiere/ OSS che prestano cura e assistenza, poi più o meno improvvisamente quella del paziente.

Molti operatori sanitari sono deceduti.

Che cosa fare per il futuro?

Oggi si finisce in Ambiente Ospedaliero per altre patologie, soprattutto tra gli anziani e persone fragili, non per il Covid anche se si può riscontrare la positività.

E’ diventato quasi un virus simile influenzale ma più contagioso, quasi venti volte più contagioso del virus influenzale. In buona sostanza se un positivo al virus influenzale contagia 1 o 2 persone, nel caso di Omicron si contagiano fino a 20 persone. Il vero problema non è tanto quanti ne contagia, ma quanti contagiati finiscono in Ambiente Ospedaliero e i dati ci dicono che sono nettamente ridotti rispetto a prima. Se Omicron è diventato meno virulento, lo è sia per una sua evoluzione naturale, sia per i vaccini che danno una consistente immunità.

Se possiamo convivere con un virus che è diverso per le sue conseguenze, è in grande parte solo grazie ai vaccini che permettono di non avere forme gravi e mortali.

Dati di letteratura riportano che chi ha avuto il Covid da vaccinato non ha la stessa sintomatologia di un non vaccinato. La cosa da rilevare è che questo sembra valere anche per il post Covid, mentre i guariti non vaccinati hanno avuto strascichi simili a chi ha sofferto di polmonite a marzo-maggio e a ottobre-dicembre 2020.

Una forte raccomandazione è l’ utilizzo della mascherina per i soggetti a rischio, perché imporre l’obbligo a tutti, al contrario di molti altri Paesi che hanno tolto sia l’obbligo che la raccomandazione, finisce per essere un obbligo per nessuno.

Fondamentale è l’utilizzo corretto della mascherina, perché molti l’utilizzano in maniera errata, come ad es. lasciando scoperto il naso o, peggio, sotto il mento.

Inoltre non trascurerei la riabilitazione anche quella psicologica di supporto, da poter effettuare a domicilio, soprattutto nel Long Covid.

Ho letto da qualche parte che la Medicina non è magia né tifo calcistico. La Medicina è una Scienza fatta di sacrifici, di dedizione alla causa, di studio, di ricerca e, non ultimo, tanta umanità con vicinanza ai pazienti, ai bambini, ai nostri anziani fragili; facendo leva sempre sul senso di responsabilità individuale delle persone che a essi sono dedite.

Ecco, bisogna essere fiduciosi e, ripeto, pensare positivo.

La Scienza non si è fermata, anzi, tutt’altro.

Dr. Antonino Maria Cotroneo

Direttore SC Geriatria e Dipartimento Funzionale Continuità delle Cure Ospedale – Territorio

ASL Città di Torino

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