Il 10 ottobre, giornata del disagio mentale, rievoco un’intervista davvero particolare.

Oggi, giornata del disagio mentale, rievoco un’intervista davvero particolare.

Nei miei file salvati in tanti anni che testimoniano il mio lungo percorso giornalistico, ho rispolverato questa intervista fatta al presidente dell’AIA Alfredo Trentalange. Una sorta di “reliquia” giornalistica che ascoltandola e rileggendola con il senno di poi dà la giusta dimensione di quello che è l’uomo, la persona che viene prima di ogni altra cosa. Ebbene, scorrendo le righe di questa intervista, ci si può rendere conto della sensibilità e della coerenza personale mai mutata nel tempo, che fa parte di una scuola di pensiero in cui l’etica e il rispetto di ogni cosa vanno oltre tutto ciò che ci circonda. Aprire i canali di comunicazione”, una frase ripetuta come un mantra che per Trentalange è la partenza di tutto, di qualsiasi campo si tratti. In ogni senso, sia esso spirituale, culturale e sociale, il presidente dell’AIA mette l’accento sull’importanza della relazione, dell’aprirsi, del comunicare, dell’intendersi e rispettarsi. Ieri come oggi. Laureato in Scienze motorie, Trentalange è stato vicecommissario alla Can C nella stagione 2004-2005. Dal 2006 riveste il ruolo di membro del Comitato Nazionale dell’Aia. Tutti questi importanti incarichi, premiano lo spessore, l’etica e la rettitudine dell’ex arbitro ma, soprattutto, dell’uomo Trentalange che, dalla primavera del 2008, è insegnante di religione presso le Scuole Salesiane, “Edoardo Agnelli” di Torino. Egli è anche fondatore dell’associazione di volontariato AGAPE che si occupa di migliorare, attraverso lo sport, la condizione delle persone con disagi psichici. E proprio oggi che ricorre la giornata della salute mentale, ho pensato di riproporre la mia intervista audio e alcuni passi di un altro incontro che ho avuto con l’attuale presidente dell’AIA Alfredo Trentalange.

Associazione AGAPE; ovvero, quando il pallone rotola a favore di coloro i quali soffrono di disagio mentale. Ci puoi parlare di questo tuo impegno nel sociale? 

“Penso sempre di fare troppo poco, per quello che richiederebbe questo ambito. Tuttavia, la squadra di calcio dell’associazione continua a esistere. Fa un Torneo della UISP e si allena tutte le settimane al Cit Turin. A questo proposito, colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente il presidente Frau, il quale ci offre gratuitamente il campo di calcio, dandoci l’opportunità di allenarci in modo continuo. E poi, nell’ambito dell’Associazione AGAPE, ci sono tante altre iniziative a carattere sociale e culturale, organizzate per le persone affette da disagio psichico. La nostra, non è una grande associazione, tuttavia, nel nostro piccolo,  cerchiamo di contribuire al bene sociale ”.

Come nasce il tuo interesse verso il recupero di persone con problemi psichici?

“Mi occupo di volontariato, da più di vent’anni. Per me è sempre stata una passione che, grazie al calcio, mi ha dato modo di capire che si possono aprire dei canali di comunicazione con persone che dalla vita hanno avuto pochissimo e che, normalmente, non svolgono una relazione con gli altri. E così, grazie al gioco del calcio, tutti hanno il diritto di cittadinanza, tutte sono considerate persone che giocano al pallone e che, soprattutto, danno un calcio a quella malattia terribile  che si è impadronita di loro”.

Relazione ed empatia. Sono queste le chiavi necessarie per distendere ed entrare nella mente dell’ammalato?

“Si tratta di considerare l’ammalato come una persona e avere rispetto. Partendo da questi presupposti, si possono instaurare delle relazioni capaci di migliorare la salute mentale  degli ammalati”.

La follia è una condizione di vita, così come la ragione”celeberrima frase di Franco Basaglia, il medico propiziatore della chiusura dei manicomi. Sei d’accordo con questa affermazione?

“ Condivido pienamente questa frase, perché si deve fare forza sulla parte sana che c’è in ognuno di noi”.

Alfredo, cosa vuol dire amare gli altri?

“Pensare che gli altri siano persone come te. E’ stare dalla loro parte e avere rispetto per  loro, così come l’abbiamo per noi stessi”.

C’è qualcosa che ti piacerebbe cambiare nel mondo di oggi?

“ Mi piacerebbe si potesse combattere con più efficacia la solitudine e l’ansia. Sono la vera  malattia del nostro tempo. Due situazioni negative di vita, purtroppo presenti trasversalmente tra i  bambini e gli anziani”.

Quanto è importante la tua Fede in Dio, alla luce di tutto ciò che fai nel sociale, anche per i tuoi amici affetti da disagio mentale?

“ E’ fondamentale, perché Fede e ragione vanno molto più d’accordo di quanto si possa immaginare. Poi, il riferimento a Dio fatto uomo, che si è calato in una realtà assolutamente umana, è indicativa della Fede. In fondo, Dio avrebbe potuto restarsene lassù a giocare a pallone, visto che i pianeti sono rotondi. E invece, è lui che ha deciso per primo di aprire i canali della comunicazione. Le prime parole dell’Apocalisse sono: “Dio parlò tutte queste parole, parlando” vuol dire che Dio, che poteva farsi gli affari suoi, decise invece di aprire i canali di comunicazione con gli uomini. Questa è la riflessione e l’esempio più eclatante, che c’induce ad andare incontro alle relazioni con gli uomini”.

Cosa c’è dietro l’angolo per Alfredo Trentalange?

“La possibilità di condividere con gli altri le soddisfazioni che ho ricevuto da questa vita e, allo stesso tempo, far star bene tutti”.

Salvino Cavallaro

 

 

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