“Alle porte dell’alba” di Giovanni Albano, un romanzo che percorre l’interiorità dell’essere umano.

In ogni scrittore c’è sempre una parte di sé in tutte le sue opere. E’ la legge che non sfugge mai alla creazione di un affresco, di una scultura o di un’opera letteraria capace di fare emergere l’anima di chi, con inventiva e talento, sprigiona tutto il meglio del proprio essere. Ed è così anche per Giovanni Albano, autore del libro “Alle porte dell’alba” pubblicato da Kimerik. Serio, riflessivo, poco propenso alle banalità del quotidiano e molto attento a percorrere i viaggi dell’interiorità attraverso la ricerca di tanti momenti di quell’umano sentire che spesso non ha una risposta a tanti perché, Giovanni Albano mostra tutto il suo lato sensibile di scrittore e medico, quale egli è nella vita di tutti i giorni. E partendo da questo presupposto umano, ecco immaginare la persona, il medico, il poeta, lo scrittore Giovanni Albano che ha scritto un romanzo il cui titolo Alle porte dell’alba ci porta a scavare dentro il senso dell’esistenza di un uomo, dopo avere appreso di essere afflitto da una terribile malattia. E’ quello che succede a Luca Montelli, noto scrittore bestseller, che agli sgoccioli della sua vita si rifugia nella grande casa sul mare, dove si abbandona alle memorie di un passato che diviene unico vero appiglio della sua vita, una sorta di ancora di salvezza in un delirio tragicamente lucido della sua mente. Ed ecco il mare, la casa, il rifugio dal mondo che lo portano a restare solo con i suoi pensieri, quasi ad isolarsi e abbandonarsi in una malinconica via senza ritorno. Devastato nel fisico, ripercorre la sua vita fatta di successi e riconoscimenti ma priva dell’unico valore che scoprirà essenziale: quello per la bella Marie. E sarà proprio questo sentimento che lo trascinerà verso il sentiero dell’incompiuto. Agli occhi di Luca Montelli, il vissuto si rivelerà vuoto se paragonato alle possibilità offerte dalla vita che gli prospettava un futuro luminoso ma un tempo ritenuto ordinario. Il protagonista ha dedicato la sua esistenza ai libri, incrociando amori e successi, alla ricerca di una verità che gli si svelerà soltanto alla fine. Il ricordo di Parigi e quella piccola mansarda dove ha lasciato che non si compisse forse l’unico miracolo che valesse la pena di vivere, diviene il punto centrale di un rimuginare sulle miserie umane nell’accettazione dignitosa della morte a volte invocata e inseguita come soluzione alla grande sofferenza. E quel che resta di un’esistenza che si dilata in un tempo scandito da medicine e visite mediche, ultimi fogli e memorie. L’universo femminile sfaccettato che ha attraversato ma non compreso l’anima inquieta di Luca, alla ricerca continua della libertà trovata soltanto nella letteratura e nei suoi amati autori, è al tempo stesso conforto e sofferenza e appare balsamo fugace ai tormenti del corpo e della mente. Il tempo fugge via, mentre nell’ultima opera Luca compie il suo vero capolavoro. A livello di pura immaginazione rivedo molte cose che somigliano all’autore, come ad esempio quel romantico, malinconico ripercorrere la propria vita, in una ricerca continua di ciò che è stato e che poi gli è mancato veramente: il valore dell’amore che in questo caso è per Marie. E’ l’incompiuto di ciò che conta davvero nella vita, quel qualcosa che ti fa capire quanto il successo sia l’esteriorità del fatuo, senza la capacità di appagare l’anima, dando il significato a tutto: alla vita come alla morte. E’ “Alle porte dell’alba”, il romanzo di Giovanni Albano.

Salvino Cavallaro                

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