Calenzano e gli allarmi mai presi in seria considerazione.

Ma quante volte ancora dobbiamo assistere ai morti sul lavoro, quante volte ancora dobbiamo sentirci dire a posteriori che era già tutto previsto. Ma che Italia è la nostra, che razza di importanza si dà alla vita, al lavoro, al sacrificio di portare a casa lo stipendio per la buona conduzione della propria famiglia. E che sistema è questo non prendere mai coscienza dell’importanza vitale dei controlli e se necessario anche di certe chiusure di siti, cui si riconosce un grave pericolo per la vita dei lavoratori? Ma perché abbandonarsi e far finta che tutto sia un destino, girandosi dall’altra parte per non avere seccature. Ma dov’è l’etica degli addetti ai lavori della sicurezza, nel far di tutto per rassicurarci che quando al mattino si esce di casa per andare a lavoro dopo avere dato il bacio dell’arrivederci ai propri affetti più cari, ci si accorge che alla fine della giornata quel frettoloso saluto è stato un addio.E allora ci chiediamo se questo è il prezzo da pagare per vivere, per lavorare onestamente, per fare sacrifici, per restare lontani da casa centinaia di chilometri e se ciò significa andare incontro alla morte; ma tutto questo che senso ha? La strage avvenuta a Calenzano in questi giorni, la cui esplosione nel deposito Eni ha provocato 5 vittime e oltre 26 feriti, ha evidenziato un sistema sicurezza lavoro che non è adeguato a salvaguardare l’incolumità dei lavoratori. E intanto è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Prato ed è stato fatto un sopralluogo nel sito dell’Eni da parte di due periti della procura. Secondo le prime indagini, pare che ci sarebbe stata una perdita di liquido prima dell’esplosione, tuttavia, è ancora prematuro risalire alle vere cause dell’incidente e alle dinamiche della deflagrazione. E adesso assisteremo al solito film del festival delle parole, degli scioperi sindacali, dei cortei organizzati in ricordo e preghiera per gli operai deceduti e i feriti gravi che lottano per restare in vita. Tutte cose giuste, sentite, ma che non riescono a smuovere le coscienze di chi è preposto a rendere più sicura la vita lavorativa, se non con fatue promesse per il futuro e flebili parole di circostanza. Già, flebili parole di circostanza e promesse capaci di smorzarsi quando la notizia ormai si è consumata, passa nel dimenticatoio e l’opinione pubblica viene distolta dai media a soffermarsi su altri temi che ci presenta la cronaca quotidiana. Quasi a dire di aspettare un altro simile evento che ci racconti i morti sul lavoro e la mancanza di tutela al diritto al lavoro. E’ tutto così superficiale, raffazzonato, così poco proiettato alla serietà professionale, che quando accadono questo tipo di incidenti tutto diventa disarmante. Non può essere sempre un caso, non può essere legato tutto al destino, ad una combinazione di eventi, ma bisogna dare ascolto prima di ogni cosa alla propria coscienza quando si avverte un pericolo, prendendo dei seri provvedimenti. Mai non ascoltare ciò che si prevede di pericoloso per chi lavora. Questo è essere tragicamente corresponsabili.

Salvino Cavallaro  

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