Giubileo, oltre quella porta c’è il cuore e la speranza.

Dopo avere aperto San Pietro, Papa Francesco ha aperto la Porta Santa del carcere romano di Rebibbia. “Ogni volta che oltrepasso quella porta mi chiedo perché lì dentro ci sono loro e non io”. E poi “Non perdete la speranza, ogni giorno penso a voi”. Sono state le parole, i pensieri, le riflessioni profonde che si intersecano tra l’immancabile presenza di Dio in ogni luogo di sofferenza, e la speranza come qualcosa di essenziale da non perdere mai. Papa Bergoglio ha voluto fortemente bussare e fare aprire la porta del carcere, seconda Porta Santa dove il cuore deve essere spalancato al bene, alla speranza, al volere credere nella pace tra i popoli. È il messaggio che va incontro agli uomini, i quali sono l’essenza, il fulcro, il senso di ogni cosa che traduce in sintesi la vita. Proposte di amnistia e reinserimento alla vita per i carcerati che “Nonostante tutto, sono figli di Dio”. È la forza immensa di Papa Francesco, che in ogni occasione ci insegna la strada da seguire per andare incontro alla fratellanza, alla pace, con quella tenerezza che disarma, tipica del suo gestire gli anni del suo essere Papa.”Vi penso ogni giorno e prego per voi” – ha detto Papa Francesco ai carcerati – “….e per favore, non dimenticate di pregare per me”. Messaggi di serenità, speranza, di pace, emblema di cristianità e di amore. Proprio ciò che fu il messaggio di Dio fatto uomo.
Salvino Cavallaro

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