Ho letto e apprezzato la melodia romantica di un esistenzialismo che connota l’autore di tante poesie, riflessioni di vita e di amore, ricercate in una forma semplice, diretta, senza squilli di tromba, quasi sottovoce, senza quegli orpelli debordanti che falsificano l’essere e il suo pensiero. Attilio Andriolo è questo. Timido, riservato, innamorato dell’amore declamato in tutte le sue varie forme, delicato nel pensiero, nonostante la sua possanza fisica. Non c’è retorica nelle sue poesie tenute chiuse in un cassetto per tanti anni, quasi a non accorgersi che proprio loro significano l’essenziale di quei “Momenti dell’Anima” – della sua Anima – che si traducono in una ispirazione letteraria davvero coinvolgente. Sfogliando le pagine della sua raccolta di poesie si avverte intenso il profumo e il pensiero ricorrente all’amore, al suo amore e alla sua esperienza di vita vissuta. E quasi sempre si percepisce quel senso di colpa per avere vissuto attimi e meravigliosi momenti di intima felicità destinati a finire, quasi che per lui sarebbe stato troppo avere il meglio: “Non l’amerò/ Se è questo che volete/ Ferirete il mio orgoglio/Soffocherete la mia anima/Lacererete le mie membra/Ma nessuno di voi/Oscurerà il bagliore del suo viso/…….Ma non fermate la mia mano quando sfiorerà la sua rosea pelle di vaniglia/E scivolerà nei suoi turgidi seni.
Sembra quasi che l’autore produca dei sensi di colpa su qualcosa che significa felicità, che gli spetterebbe di diritto come tutti gli esseri umani, ma in lui c’è sempre quel “troppo” che sembra essergli rimproverato da chissà chi; forse da un ineluttabile destino. E poi c’è la dolce malinconia in “Fine di un amore” -…..Non lasciarmi cadere/ Ascolta ancora il mio cuore/E poi lasciami piangere/In silenzio/Nei giardini segreti dell’amore/ Qualcuno lascia un aquilone volare/Mentre osserva appassire un fiore/Forse una lacrima lo potrà salvare/. E’ malinconia allo stato puro, struggente pensiero di ciò che finisce ed è ricorrente quel suo destino di vivere sempre qualcosa di sfuggente, di mai duraturo, come quella metaforica farfalla che insegui tutta la vita e quando pensi di averla raggiunta, ecco che ti vola via verso il cielo, ti si schiude tra le mani con la stessa dolcezza e delicatezza con la quale l’avevi raggiunta.
C’è tanta emozione in tutto questo, la stessa emozione che Attilio vive a livello di brividi sulla sua pelle e che sa trasferire nelle sue poesie. C’è tanta anima e c’è sempre quel filo sottile di pudore che è insito nella sua natura, nel suo non osare mai per primo e non essere mai invadente. “All’unica sirena del mio mare” si legge all’inizio della sua raccolta di poesie. Già, il mare della sua Milazzo, della sua terra di Sicilia che declama ne “Il mio mare” /Cos’è che sfiora, accarezza la mia pelle/che mi fa sentire bambino/….No, non ho paura: è il mio mare. E poi ne “Il vanto della mia terra” /Oh mia Sicilia, mia terra incantata/la tua atmosfera da sempre magica/profondi leggera giù in fondo al mio cuore/sentiero infinito ricolmo d’amore.
Ecco, sempre l’amore come il significato di ogni cosa, come qualcosa che vale sempre la pena vivere, anche se poi sai che con la stessa intensità ti farà soffrire. Ma, comunque, nonostante le ferite provocate, ne vale sempre la pena viverlo. Forte, intenso, carezzevole. Sono i tanti “Momenti dell’Anima” di Attilio Andriolo, molto simili, peraltro, a tanti di noi.
Salvino Cavallaro