E poi c’è Milazzo….

……e c’è l’estate, il mare, il cielo azzurro, l’alba e i tramonti, ci sono le radici, la gente, gli amici che ritrovi dopo un anno nel luogo dove sei nato. La zona marinara di Vaccarella, la casa in cui sei venuto al mondo, che non hai scelto ma che il destino ha voluto regalarti come posto migliore di tutti. E ci sono gli incontri e quel sapere cosa si dice e come si va, magari seduti nella stessa panchina davanti al mare della Marina Garibaldi. È la Milazzo che amo pur con tutte le sue antiche contraddizioni mai risolte, che mi rendono talora ipercritico per l’intensa forza che vorrei in un cambiamento culturale e sociale che fosse radicale. Poi, quando rifletto e lascio da parte la mia parte più emotiva, penso che se fosse così come vorrei, non sarebbe Milazzo, non potrebbe esserlo, per la sua storia antica, per un vivere, un agire e un operare che sembra essere sempre statico e poco incline alle innovazioni repentine. Ma è la mia Milazzo, è l’estate, è il mare, è l’andare via e poi tornare, è il gusto di lasciarla e ritrovarla. È ” La luna e i falò” di Cesare Pavese, il desiderio del ritorno alle origini: “Un paese ci vuole, non fosse per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

Salvino Cavallaro

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