L’anima di Simone Cristicchi e la consapevolezza nell’interscambiabilita’ dei ruoli tra genitori e figli.

“Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei. Ti starò vicino come non ho fatto mai. Rallenteremo il passo se camminero’ veloce. Parlerò a posto tuo se ti si fermerà la voce….”. È poesia allo stato puro, trasformata in un testo diventato melodia romantica. Un pezzo di vita che si infiltra nell’anima e ti fa capire come ad un certo punto della nostra esistenza, il rapporto tra figlio e genitore si tramuta in genitore e figlio. È quel ritornare bambini attraverso la tenerezza che era stata riposta in noi dai nostri genitori fin da quando siamo venuti al mondo e che poi, quando loro invecchiano assumono il ruolo di figli. Dare quello che si è ricevuto con lo stesso amore, con quel senso di protezione e quella tenerezza infinita con la quale siamo cresciuti. È la ruota della vita, sono i bisogni che si moltiplicano attraverso malattie che rendono fragili chi ha fatto tanti sacrifici per te, dopo averti messo al mondo. È l’atto di amore, è quel sentire il bisogno di coccole, di attenzione, di infondere sicurezza. “Quando sarai piccola mi insegnerai davvero chi sono. A capire che tuo figlio è diventato un uomo, quando ti prenderò in braccio e sembrerai leggera come una bambina sopra un’altalena. Preparerò da mangiare per cena, io che so fare il caffè a malapena. Ci sono cose che non puoi cancellare, ci sono abbracci che non devi sprecare, ci sono sguardi pieni di silenzio, che non sai descrivere con le parole. C’è quella rabbia di vederti cambiare e la fatica di doverlo accettare. Ci sono pagine di vita, pezzi di memoria che non so dimenticare. È ancora un altro giorno insieme a te……..adesso è tardi, fai la brava. Buonanotte”. Un rapporto madre figlio che è rappresentativo di quel cordone ombelicale che non sarà mai reciso, che vivrà sempre in noi e ci accompagnerà per tutta la vita, nonostante le vicissitudini che la vita stessa ci ha destinato. Grazie a te, Simone Cristicchi.

Salvino Cavallaro

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