Dopo Milan e Atalanta, anche la Juventus di Thiago Motta è ritornata a casa delusa e anche “triturata” dal continuo incedere d’attacco da parte del Psv. Molte colpe vanno addebitate a Thiago Motta, reo, secondo noi, di avere sbagliato la formazione di partenza e poi i cambi. La conseguenza? La Juve sembrava quella di Allegri. Per lunghi tratti della gara, abbiamo visto giocare in una sola porta, quella di Di Gregorio, il quale ha fatto quello che ha potuto. E mentre il Psv attaccava forsennatamente, costringendo la Juve in difesa, Thiago Motta ha dimostrato confusione e mancanza di chiarezza di idee ritardando i cambi e, al contempo, sbagliandoli. Spesso lo vediamo inquadrato, mani alla bocca e occhi sbarrati, a chiedere al suo secondo cosa fare. Un atteggiamento che pregiudica insicurezza e testardaggine nella scelta di giocatori come Savona (non può essere titolare nella Juventus) Nico Gonzales spremuto fino all’osso in una posizione non sua, McKennie messo a girovagare per il campo alla ricerca di una collocazione ben precisa (centrocampista? Difensore? Trequartista? Esterno? Mezza punta? Mezzala?) Conceicao che porta palla fino all’esasperazione e Kolo Muani lasciato completamente solo a lottare contro due, tre, quattro avversari. Dov’è la Juve che dopo l’ottimo secondo tempo effettuato contro l’Inter in campionato, pensava di avere risolto buona parte dei suoi problemi? Perché Koopmeiners febbricitante e non Thuram fin dall’inizio? E poi anche la sfortuna ci ha messo lo zampino, quando a poco più di dieci minuti dall’inizio si è fatto male Veiga, il quale è stato sostituito da un Cambiaso non ancora in buone condizioni fisiche. Insomma la Juve è fuori dalla Champions, ne esce malamente, mentre all’orizzonte appare la parola “fallimento” che, diventerebbe a caratteri cubitali, qualora in campionato non riuscisse a piazzarsi tra le prime quattro posizioni. Vedremo cosa accadrà. Ma la Juve non è Juve. Società, squadra, giocatori, allenatore, mentalità. La sua storia non è questa.
Salvino Cavallaro