Juventus e Milan simili nella mancanza delle rispettive società.

Due gloriose società di calcio che, stranamente, si ritrovano unite nei problemi inerenti il fallimento dei risultati nel campionato 2024/25. Già, proprio così. Juventus e Milan che si trovano a rimpiangere il glorioso passato societario, il quale resta un punto basilare di partenza per la buona riuscita nel calcio. Non esistono grandi squadre se alle spalle non c’è una grande società. Ed è quello che quest’anno sta succedendo nell’ambito del diavolo rossonero e della Vecchia Signora. La fragilità di progetti di queste due società, infatti, è l’essenza di una confusione totale che si evince dai risultati negativi. Il Milan che ha cominciato il campionato con mister Fonseca, a un certo punto ha pensato di sostituirlo a furor di popolo con il portoghese Conceicao, comprando di tutto e di più nel mercato di gennaio. Risultato? La squadra è in preda alla sconsolante realtà di essere fuori, anche dalla Champions del prossimo anno. E adesso si rimpiange la vecchia dirigenza, dove Maldini figurava tra i veri artefici di una società Milan che si rimboccava le maniche dopo le diverse vicissitudini della proprietà. Quello di Ibrahimovic doveva rappresentare il nuovo corso rossonero ma, evidentemente, l’incapacità dirigenziale è emersa preponderante quando si è dovuto mettere in atto il progetto che è parso intendere solo a parole ma con scarsa risultanza dei fatti. Stessa cosa si può dire della Juventus, partita quest’anno con tanto di sicurezza nel ripulire drasticamente il passato, pensando alla strada da seguire per intraprendere un nuovo ciclo. Risultato? La Juve è in grande confusione perché è fuori dalla Champions di quest’anno, fuori dalla Coppa Italia e sta tenendo ancora in pugno l’esile speranza di centrare il quarto posto in classifica, per ottenere l’ingresso alla Champions del prossimo anno. Ma la società dov’è? Dopo avere speso di tutto e di più per giocatori come Nico Gonzales, Koopmeiners, Conceicao, Douglas Luiz, Di Gregorio, e poi aver cercato di riparare i danni nell’essersi affidati a Vlahovic e altri giocatori costosissimi a libro paga, nel mercato di gennaio ha preso in prestito Kolo Muani, Veiga, Kelly. Insomma, una confusione tale da buttare via il denaro senza concludere nulla. E anche Thiago Motta, cui è stata affidata la panchina di quello che avrebbe dovuto rappresentare il nuovo ciclo Juve, pur avendo la sua buona dose di responsabilità, riteniamo che non è il solo colpevole di questa situazione. Lasciato solo da parte di una società assente nella comunicazione, Thiago Motta è apparso confuso e al contempo ricco di onestà intellettuale, quando, dopo la disfatta della partita di Coppa Italia contro l’Empoli, ha dichiarato la sua responsabilità di non avere fatto abbastanza per far capire ai suoi giocatori l’importanza di vestire quella maglia. Retorica? Forse! Ma c’è un dato di fatto inconfutabile che è dato dall’assenza della società nel recitare pubblicamente il mea culpa. Dunque, questa, secondo noi, resta l’essenza di un calcio che nel bene e nel male fa sempre capo alle società e alle loro capacità o carenze organizzative.

Salvino Cavallaro

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