Il commento/ Persecuzione e incubo omicida.

Ma quante altre storie di femminicidi dobbiamo ancora assistere, commentare con la speranza che sia l’ultima di una lunga serie di brutali forme confuse con i sentimenti. Non c’è sentimento e non c’è amore, quando ci si sente offesi da un “NO” che ti taglia le gambe per la delusione e perdi il senso della ragione. E lo chiamano amore, lo chiamano possesso di una lei che non sarà mai di nessuno se non di se stessa. Ma che cos’è mai questa persecuzione, questo architettare un omicidio accecati dal “NO” di lei verso te che non sai cos’è il rispetto della persona, che non sai ritirarti in buon ordine e “gustare” la malinconia di non essere il suo lui, che non lo sarai mai, proprio tu che pensi di essere l’essere supremo che niente e nessuno possa dirti di “NO”. E quel “NO” non è mai offensivo ma semplicemente vero, sincero, umano. Sì, perché ci sono cose che nascono spontanee tra un lui e una lei, che non si possono spiegare ma che esistono, succedono, così come accade che un lui non sia corrisposto da una lei che non prova niente, non sente nulla per te che continui a insistere in maniera persecutoria, accecato dalla furia omicida. Ma per concludere che cosa? Per quale vendetta assurda ti lasci prendere da una cosa che si ritorce contro di te, uccidendo quella lei cui tanto tieni, buttando nel dramma due famiglie. Fermati, ragiona, non sentirti offeso, anzi apprezza chi ti ha detto “NO” con sincerità, apprezza la solarità, la voglia di non illuderti con l’ipocrisia dannosa che ferisce. Apprezza e mettiti nei panni di quella lei che ti è entrata nell’anima e pensa quante storie di questo genere hanno finito per rispettarsi, magari restando amici e percorrere ognuno la propria strada, quella della vita che hai davanti, che avete davanti. Non bruciarla questa vita che è unica, irripetibile, vivi questa esperienza come qualcosa che ti fa crescere, maturare, diventare uomo e capire che anche nelle delusioni più cocenti si può essere uomini veri da raccontare un giorno ai propri figli. Non abbandonarti alla persecuzione rabbiosa, ragiona, fermati un attimo e pensa di disfarti di quell’incubo omicida che non risolve nulla e, invece, distrugge tutto senza nessuna prova di riparazione. Vivi con quel davanti a te il senso del rispetto, soprattutto da chi ti ha detto “NO”, che non è un’offesa ma è proprio il rispetto che ha di te.

Salvino Cavallaro        

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