Nella stagione teatrale 2025 di Siracusa, 60esima stagione della Fondazione Inda, sono rappresentati due personaggi complessi e solitari, accomunati dall’emarginazione, Edipo a Colono, con la regia di Robert Carsen (dal 10 maggio al 28 giugno), ed Elettra, diretto da Roberto Andò (dal 9 maggio al 6 giugno). Le due tragedie – accolte calorosamente dal pubblico, meritandone la standing ovation – risalgono al V sec. a.C., fase finale della carriera artistica di Sofocle.
Elettra (Sonia Bergamasco), nevrotica ed isterica, si trova a vivere, anni dopo l’assassinio del padre Agamennone, nella casa paterna, sotto il dominio dei due amanti assassini, l’usurpatore Egisto (Roberto Trifirò) e la madre Clitennestra (Anna Bonaiuto). Soffre di un dolore rabbioso, che diventa nera disperazione quando arriva la falsa notizia della morte del fratello Oreste (Roberto Latini) che, tuttavia, infine, vendica il padre uccidendo i suoi carnefici.
Sonia Bergamasco impersonificata un’Elettra nuova, disperata, nevrotica, che si gratta, piange e si lamenta in una dimora, una reggia di marmo bianco, che cade a pezzi. La reggia di Agamennone è rappresentata in soggettiva, cioè come la protagonista vede la realtà che la circonda: la sua casa è un rudere, una prigione con botole e sbarre, mobili smembrati e polverosi, e un piano che suona note di dolore. Elettra, magra, povera, sporca e con capelli cortissimi, è percepita e trattata da tutti come una pazza ed isolata. L’Elettra di Andò, infatti, riprende molti aspetti della del dramma di Hugo von Hofmannsthal, Elektra (1903), scritta sulla scia degli studi sull’isteria di Freud e Breuer, acuendone i risvolti psicologici ed introspettivi della protagonista. «Elettra – dice Andò – è risonante perché questo tripudio emotivo, […] è un simbolo della condizione umana e soprattutto della condizione femminile. Elettra è contemporanea perché sostanzialmente dice: io sono un caso senza soluzione. Tra l’altro, quasi a coronamento di ciò, alla fine, dopo la vendetta, è presa non da un senso di pienezza eroica, ma da un senso di svuotamento assoluto che la atterrisce ulteriormente».
E come Elettra odia la madre ed ama il padre, inconsapevolmente Edipo è il suo opposto, senza avere coscienza delle sue colpe, egli è cieco di fronte alla volontà degli dei. “Non nascere, ecco la cosa migliore, e se si nasce, tornare presto là da dove si è giunti. Quando passa la giovinezza con le sue lievi follie, quale pena mai manca? Invidie, lotte, battaglie, contese, sangue, e infine, spregiata e odiosa a tutti, la vecchiaia”.
Dopo il grande successo del suo Edipo Re, messo in scena nel 2022, Robert Carsen torna a distanza di tre anni con una scenografia monumentale, che riprende quella passata, una grande scalinata verticale verde e puntellata di cipressi. Come la scalinata bianca dell’Edipo re, simbolo dello spazio politico, su cui i personaggi salivano e scendevano, scandendo i momenti tragici della messinscena, questa nuova scalinata è, per il protagonista, un’unica grande ascesa verso la purificazione della morte. «Edipo – dice Sartori, interprete di Edipo – ha incapsulato del dolore, solo che questo dolore continua ad uscire. Ogni volta che il personaggio è costretto a ricordare, a me torna in mente il lavoro fatto tre anni fa. […] Edipo è qualcosa di antico più che vecchio, qualcosa di già segnato».
Cieco e vagabondo, Edipo (Giuseppe Sartori) giunge a Colono, presso Atene, sorretto dalle figlie Antigone (Fotinì Peluso) e Ismene (Clara Bartolotti). Tutti lo evitavano, ormai caduto in disgrazia dopo aver scoperto di aver ucciso il padre e sposato la madre. Ma, giunto a Colono tutti lo cercano, poiché, secondo gli oracoli, la città che avrà la sua tomba sarà invincibile. Edipo caccia il cognato Creonte (Paolo Mazzarelli) e il figlio Polinice (Simone Severino) e, affiancato dal re ateniese Teseo (Massimo Nicolini) e dal suo popolo, si avvia verso la morte nel boschetto delle Eumenidi di Colono, predicendo la morte dei figli in guerra per il trono di Tebe. Dopo la sua misteriosa morte, Edipo ritorna come fantasma che indossa il costume delle Eumenidi, poiché le dee benevole lo hanno accolto tra loro.
Maestoso, imponente e talentuosissimo, Giuseppe Sartori incanta il teatro di Siracusa, perfetto interprete di un re stanco e morente, ma ancora magnifico. I piedi scalzi, la barba incolta e gli occhi cavati non tolgono nulla al fascino magnetico dell’Edipo di Sartori, personaggio complesso e tormentato che nell’arco della vicenda si purifica da colpe che non ha mai commesso volontariamente.
Edipo a colono è la seconda parte della trilogia tebana di Sofocle e l’ultima parte, Antigone, verrà rappresentata da Carsen nella 61° stagione dell’INDA, nel 2026.
Anna Maria Geraci