Di Anna Maria Geraci
Lisistrata: «… [Il marito] ci guardava torvo e ci ordinava di tornare al telaio, se non volevamo procurarci un trauma cranico: tu pensa a fare la calza, diceva, che alla guerra ci pensiamo noi”.
Lisistrata, “colei che scioglie gli eserciti” opera di Aristofane, con la regia di Serena Sinigaglia, ha debuttato con molti applausi il 13 giugno al teatro greco di Siracusa, e rimarrà in scena fino al 27, per poi passare al Teatro Grande di Pompei dal 18 al 20 luglio e al Teatro Romano di Verona l’11 e il 12 settembre.
Lisistrata (Lella Costa) convince le donne di Atene e Sparta, Beozia e Corinto, coadiuvata dalle amiche Calonice e Mirrina e della spartana Lampitò, ad unirsi a lei in uno sciopero del sesso che avrà fine solo quando gli uomini si decideranno a cessare la Guerra del Peloponneso. L’astinenza si rivela dura per gli uomini, ma altrettanto per le donne. Ma, alla fine, la protagonista si impadronisce del tesoro di stato, respinge gli arcieri, discute di economia e politica, infine prevale e ottiene la pace. Qui la Pace, anticipata dall’accordo tra i Vecchi (rappresentanti del governo di Atene) e le Vecchie, è inserita come personaggio, interpretato dalla danza di Giulia Quacqueri.
La commedia di Aristofane risalente alle Lenee del 411 a.C., torna al Teatro Greco di Siracusa per la terza volta, dopo le edizioni del 2010 e del 2019. Mentre Lella Costa torna a Siracusa per la seconda volta, dopo aver portato in scena La vedova Socrate, con testo di Franca Valeri nell’edizione speciale Per Voci Sole del 2020.
Lisistrata appartiene alla fase utopica della produzione di Aristofane, meno incline alla satira e più riflessiva. Tuttavia il tema del sesso, unito all’urgenza politica, in realtà sono tutti fili dello stesso grande telaio del potere, vero tema centrale della commedia: il potere della donna, dello stato e, in fine, della pace
«Lisistrata parla di guerra. O meglio parla di chi non ne può più di subire o fare la guerra – dice la regista -. Il paradosso di Aristofane, a distanza di secoli, mi appare tutt’altro che un paradosso: se le donne di tutti i fronti di guerra si unissero sotto la bandiera della pace, negandosi ai mariti o ai propri compagni, non cesserebbero gli scontri armati e le battaglie? […] Lisistrata stessa sembra scritta come un’eroina della tragedia. Altro che commedia!».
«I personaggi si muovono, come spiega la curatrice della scena Maria Spazzi, in una grande struttura che ricorda un telaio antico da cui partono tantissimi fili in cui i fili sono metafora di dialogo. L’incontro e il dialogo dunque, come presupposto indispensabile per tessere la pace. La situazione di guerra in cui ci troviamo all’inizio della vicenda è dunque evocata dal groviglio di fili in disordine che ricoprono la scena – aggiunge la scenografa dello spettacolo -. L’azione di pacificazione delle donne è intesa a sbrogliare l’intrico per tessere un “bel mantello per il popolo”».
«Il tema della pace è più attuale che mai –afferma Costa – e quello della guerra, purtroppo, ancora di più. È sconvolgente pensare che, dopo 2500 anni, siamo ancora qui. Aristofane aveva già capito tutto. Parla di “esaltati che girano per l’agorà in divisa”: la stessa esibizione del potere e della violenza come forma di affermazione è ancora tra noi”».
Nel cast anche Marta Pizzigallo (Calonice), Cristina Parku (Mirrine), Simone Pietro Causa (Lampitò), Marco Brinzi (Dracete), Stefano Orlandi (Strimidoro), Francesco Migliaccio (Filurgo), Pilar Perez Aspa (Stratillide), Giorgia Senesi (Nicodice), Irene Serini (Rodippe), Aldo Ottobrino (Commissario), Salvatore Alfano (Cinesia), Didi Garbaccio Bogin (Donna Beota), Beatrice Verzotti (Donna Corinzia), Alessandro Lussiana (Ambasciatore spartano), Stefano Carenza (Ambasciatore ateniese) e Giulia Quacqueri (Pace). E poi allieve e allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico.