La Musica, la prima Voce dell’uomo

Massimo Raffa, docente di Latino e Greco nel liceo G.B. Impallomeni, ha onorato la città mamertina con la prima presentazione della sua ultima opera: “Il tessuto delle Muse. Musica e mito nel mondo classico”.

Nei Giardini di Villa Vaccarino, l’assessore Francesco Alesci ha accolto l’autore, ormai conosciuto per le sue opere e per i suoi contributi.

La professoressa Chiara Muscianisi, vice presidente della Biblioteca Comunale di Milazzo, già docente di latino e greco dell’autore, responsabile di avergli trasmesso la passione per la cultura classica, con emozione ha presentato l’allievo, il docente, il collega, lo Studioso di chiara Fama, ma sempre quel giovine eccellente, di grandi virtù, che ha coniugato gli studi classici con la passione per la Musica trasmessagli dal padre, il compianto Preside, professore Michelangelo Raffa.

Massimo Raffa è anche musicologo; tra le numerose sue pubblicazioni le sue precedenti opere sono state I commenti della Musica di Teofrasto, la traduzione dell’ Armonica di Tolomeo con il Commentario di Porfirio, un’opera con il testo greco a fronte, che contiene tutte le connotazioni scientifiche e filosofiche della musica, un testamento che nel panorama delle sue pubblicazioni, diviene oggi l’anteprima del suo “Librino” come lui suole chiamare Il Tessuto delle Muse; un’opera che si rivela l’Epifania del Suono in cui, valendosi della Teogonia di Esiodo, l’autore spiega la tessitura delle muse che cantano “le cose che sono, che saranno e che erano”.

“Sono le Muse, figlie di Zeus concepite con Mnemosine”, scrive l’autore, a narrare i Miti  grazie agli aedi, i cantori. Inoltre spiega come la voce sia il primo strumento musicale, e come alla voce sia affidata la memoria, quel tessuto su cui si regge il mondo. Se le Muse hanno tessuto, Raffa opera un fine ricamo, di cui sfila ogni filo, spiegandone la natura.

La presentazione è stata arricchita dalla presenza del Professore Giuseppe Ramires docente di Latino, illustre filologo e direttore artistico della Accademia Filarmonica di Messina, che dialogando con l’autore, ha fatto emergere le particolari e speciali preziosità del libro: dalla presentazione della natura degli strumenti, al potere della musica, capace di costruire una città come Tebe.

Nella sua prefazione al libro, anche il professor Mario Lentano coglie la sottile connessione tra musica e forza lavoro, quando si chiede perché in Esiodo troviamo i nomi dei re di Tebe, ma non di coloro che la costruirono, tanto da poter desumere che proprio la musica avesse mosso gli enormi blocchi di pietra…

Ma la musica ha anche un potere distruttivo e i due studiosi discutono sul mito di Dioniso, questo dio del Piacere, del Vino e del Canto che diventa distruttivo per punire e vendicarsi di coloro che disconoscono la sua divinità… come nelle Baccanti di Euripide.

Ecco che nello sfilare Il Tessuto delle Muse, M. Raffa pone in luce l’eterno dilemma mai risolto, tra razionale e irrazionale.

Nel dialogo, Giuseppe Ramires pone domande provocatorie, al fine di ricostruire le antiche tradizioni greche e le concezioni che ritroveremo nei tempi più moderni, come quelle della donna; a proposito del capitolo dedicato a Clitennestra e Penelope; l’una l’opposto dell’altra, entrambe accomunate dalla lontananza dei mariti a causa della guerra, entrambe affidate alla custodia degli aedi: Demodoco per Clitennestra e Femio per Penelope; due cantori che avevano il compito di intrattenere e vigilare su queste donne, come guardie e spie. Demodoco (che mi viene da tradurre in “voce di popolo”) farà l’atroce fine di Clitennestra, mentre la sorte di Femio, resterà dubbia come tutta la tradizione che aleggia sulla fedele Penelope.

Raffa e Ramires rivelano quanto triste e chiusa fosse la condizione della donna, relegata in casa a crescere i figli.

Autore e relatore dialogano piacevolmente sui toni, sui ritmi diversi delle musiche, da distinguere in musiche da non essere ascoltate e musiche per non ascoltare, magari costruite per sovrastare le prime.

E le Sirene? Quello delle Sirene è un canto limpido, dolce come il miele e rovinoso che solo Ulisse ha ascoltato, il canto del passato dal quale si salva, o forse il canto della conoscenza o dell’immortalità.

Ma eterna è solo la memoria

Il professor Mario Lentano apre la prefazione al libro con un verso famoso di Leopardi: “Or dov’è il suono di que’ popoli antichi?” Leopardi sente il silenzio della sua epoca sul passato, Massimo Raffa ritorna con il suo tessuto a farci ascoltare il suono della memoria e la Lira di Orfeo, che con la sua cetra domò le bestie feroci, affidando alla musica il potere di umanizzare e consolare.

Il librino, che proprio inaugura la collana La lira di Orfeo di Inschibboleth edizioni in attesa di essere continuata dall’opera Mito e Seduzione della professoressa Olga Cirillo, è un autentico gioiello di un illustre studioso che ha segnato una tappa felice nel programma del Giardino Letterario di Milazzo, infondendo in tutti i presenti e nei numerosi lettori la speranza e la fiducia che esista una musica eternatrice, quella della memoria! Non a caso tutto comincia con le nozze di Zeus e Mnemosine.

Rita Chillemi

 

Articoli consigliati