Enza Petrilli, “Grata alla vita, prima e dopo la carrozzina”.

Una storia, tante storie. Vite, tante vite che racchiudono il suo più profondo significato. In questi giorni successivi alla chiusura delle paralimpiadi di Tokyo, abbiamo spesso messo in risalto come lo sport sia in grado di dare risposte significative dal punto di vista atletico e mentale, tali da rafforzare l’autostima dei diversamente abili. Ed è quasi incredibile come questo punto sia così umanamente determinante, nel superare persino il senso di orgoglio legittimo dell’avere conquistato il podio di una manifestazione sportiva così importante. Vincenza Petrilli (per tutti, Enza) ha conquistato la medaglia d’argento di Tiro con l’Arco alle Paralimpiadi di Tokyo 2021. Originaria di Taurianova in provincia di Reggio Calabria, Enza è l’orgoglio della Calabria e anche dell’Asd Aida – Associazione Italiana Diversamente Abili – presso la quale è tesserata, che ha sede a Laureana di Borrello (RC) presieduta dall’attrice calabrese Annalisa Insardà. Quella di Enza Petrilli (così come tanti atleti paralimpici) è una storia di vita cambiata in un attimo, improvvisamente, nel momento in cui è stata vittima di un grave incidente. Da allora Enza ha assunto una consapevolezza diversa, sia rispetto ai propri mezzi che al senso vero della sua vita. “Dopo l’incidente ho scoperto la mia persona, perché prima, forse, non mi conoscevo nemmeno io e non sapevo di avere tutta la forza che alla fine ho avuto” – dice la campionessa calabrese di Tiro con l’Arco. Una narrazione di vita personale che attraverso lo sport ha trovato la forza di non perdere mai quell’autostima che è il motivo portante di vita per ogni essere umano. “Per me la carrozzina è liberta” – spiega ancora la Petrilli – “Sono stata quasi tre mesi in un letto d’ospedale e se ho ripreso a muovermi da sola è grazie alla sedia a rotelle”. Parole dette con sicurezza, orgoglio, senza alcuna incertezza o titubanza che possa significare un minimo cenno di eventuale ripensamento su un concetto che per Enza è stato basilare nel ritornare a credere in se stessa, anche grazie all’Asd Aida, l’Associazione in cui ha trovato un ambiente adatto per ricominciare a sentirsi viva. Arrivare fino a Tokyo è stata per lei una grande conquista personale, anche alla luce della fase combattuta contro la campionessa iraniana Zahra Nemati che ha vinto l’oro. Ma per la 31enne Enza Petrilli non è stata un’arresa sportiva perché, grazie al suo carattere forte e orgoglioso ha saputo lottare fino alla fine, dando filo da torcere alla più accreditata avversaria. Tuttavia, pensiamo che questi siano solo dettagli, piccole schegge di sana competizione sportiva che nulla cambiano nell’essenzialità della storia da vivere assieme a Enza Petrilli, tenendo presente il grande messaggio dato dall’esempio da imitare per la sua forza e la voglia di restare sempre aggrappati alla vita. Esempio per tutti, anche per noi normotipi che davvero troppo spesso dimentichiamo la ricchezza dei valori di una vita da vivere fino in fondo. Comunque sia!

Salvino Cavallaro

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