Marcello Chirico, più tifoso juventino o giornalista simpatico, antipatico o indifferente?

Tra tante altre cose discusse insieme, sono questi i temi che ho voluto toccare con più insistenza nell’intervista fatta a Marcello Chirico, giornalista e volto noto di 7 Gold, l’emittente televisiva privata molto seguita dagli amanti del calcio. L’incontro tra noi è stato molto piacevole anche per il luogo scelto dal mio interlocutore, il quale ha pensato a una semplice panchina dell’isola pedonale della Crocetta, la famosa zona bene di Torino che lo accompagna fin dalla sua nascita. Sì, ideale questo luogo avvolto dal silenzio che ben invoglia a raccontarsi in un pomeriggio che offre un quadretto fatto di colori autunnali e foglie morte che lievemente si staccano dagli alberi, mentre le accompagni con lo sguardo prima di cadere a terra. Marcello Chirico è un tipo molto loquace, sicuro nelle sue risposte e altrettanto coerente con quello che è da sempre emerso dal suo carattere. Non è difficile intravvedere in lui il tratto di un personaggio che non ama apparire per  ciò che non è; e di questo ne fa un piccolo orgoglio personale. Lui è uno che le cose non te le manda mai a dire, perché è schietto anche quando tutto consiglierebbe di essere più diplomatici. Ma questo non è nella sua natura perché con chiunque egli parli, sia esso appartenente al Potere o meno, Marcello Chirico è sempre se stesso. Nel bene e nel male. Conosciamolo dunque meglio in questa esaustiva intervista.

Marcello, tu hai lavorato per 18 anni nella redazione de “Il Giornale”come cronista politico. Poi sei passato a fare l’opinionista sportivo in diverse televisioni regionali private. Dal punto di vista giornalistico quali differenze hai riscontrato?

“Prima di tutto ho riscontrato che nel politico c’è molta più serietà, perché i margini di errore sono ridotti quasi al minimo e non puoi permetterti di sbagliare tanto, visto che immediatamente ti arriva la richiesta di rettifica o addirittura la querela con conseguenti rimostranze nei confronti del direttore del giornale, perché stiamo parlando di un qualcosa di delicato che attiene alla vita di tutti noi in maniera determinante. Quando invece parli di sport e nello specifico del calcio, mi sembra sia molto più concesso di sbagliare. Le società di calcio, infatti, intervengono solo quando si vedono attaccate in maniera diretta su qualcosa di molto grave. Nel calciomercato, ad esempio, puoi dire che quel tale giocatore potrebbe passare in quella squadra, mentre il giorno dopo dici esattamente al contrario perché lo stesso giocatore è andato da un’altra parte visto che quella squadra non lo ha più voluto, oppure è stato lui stesso che non è voluto andare. Descrivendo i fatti di politica queste cose non le puoi fare. E poi ricordo che tra i colleghi giornalisti di diverse testate c’era più cameratismo, nonostante ognuno volesse arrivare prima a dare la notizia avuta da fonti sicure. Tuttavia, spesso ci si aiutava nel lavoro, cosa che tra i giornalisti dello sport trovo molto meno”.

So che hai scritto diversi libri sulla Juventus, Ma cos’è che ti attrae di questa squadra capace di farti confrontare anche nella veste di scrittore?

“Diciamo che la Juventus mi attrae dal punto di vista sentimentale. Sono juventino fin da piccolo, perché questa squadra mi attrae come fa con moltissimi tifosi e io ho il privilegio di avere potuto costruire una carriera parlando della squadra del cuore, anche se poi, parlando della mia squadra, cerco di essere obiettivo per essere credibile. Devo dirti che non mi piace più questa figura del giornalista tifoso, perché va a deprimere tutto quello che c’è di giornalistico. Tuttavia, mi ritengo fortunato di dovermene occupare e lo faccio volentieri perché è un interesse particolare che ho. L’amore spinge l’interesse e unite insieme ne ho fatto un lavoro. Sai, qualcuno pensa pure che io ci guadagni qualcosa per occuparmi della Juventus. Voglio sgombrare il campo da queste illazioni, perché io non ci guadagno proprio nulla dalla Juventus. Zero, perché non lavoro per la Juve ma per altri che mi pagano per occuparmi di Juventus”.

Non ti è mai passato per la mente di rischiare di fossilizzarti in un settore della comunicazione in cui si può diventare monotematici, parlando e scrivendo sempre e solo di Juventus?

“Certo, è più difficile rispetto a chi può variare. Se tu fai il generalista è molto più semplice da scrivere o da trattare perché puoi svariare su più argomenti. Trattare un solo tema, invece, significa andare a raccogliere le fonti solo da una parte e sei più attendibile rispetto a un altro che magari si occupa di più cose”.

Uno degli ultimi tuoi libri si intitola “Tanti nemici, tanto onore”. Penso sia riferito alla tua Juve, ma se c’è qualcosa di autobiografico, perché pensi di avere tanti nemici?

“Quella è una frase che ricorda un periodo della nostra storia che non è bello, infatti, non a caso ricorda il fascismo. Tuttavia, devo dirti che io non l’ho ripresa per ricordare quel periodo storico ma perché la Juve è sempre attaccata da tutti. E’ il normale destino di chi vince quasi sempre, come ad esempio il Real Madrid, il Bayern Monaco e la stessa Juventus. Chi vince si attira sempre delle antipatie e quindi questa antipatia non la vedo come una cosa personale ma come qualcosa che è diretta alla squadra. Chi mi detesta perché mi occupo di Juve è un cretino”.

Marcello, spesso si nota in te uno sguardo e un atteggiamento arrogante e antipatico. E’ un qualcosa di voluto, oppure è un tuo modo di essere quando avverti che qualcuno voglia attaccarti verbalmente?

“Purtroppo sono fatto così. Certe volte, specie quando si va sul personale, mi arrabbio e lo detesto. Certo, tu puoi contestarmi sull’opinione, sulla notizia, ma non sul personale. Questa è una cosa che mi fa imbestialire. Sui social me lo rimproverano in tanti, mi dicono che rispondo male, ma c’è una maleducazione tale che è insopportabile. Posso capire che ce l’abbia con il personaggio perché non ti può essere simpatico, visto che  rappresenta una squadra che non ti piace. Ma essere attaccati sul personale, ripeto, è ingiusto. E poi escludi il fatto che io lo faccia per difendere a tutti i costi la Juventus per il semplice motivo che la Juventus sa difendersi da sola, anche se alcune volte non lo fa nemmeno. Vedo che c’è un’acrimonia nei confronti della Juventus e questa cosa mi dà fastidio perché non è supportata da verità”.

Ecco, proprio questo. Molte volte ti sento difendere la tua Juve a spada tratta e altre volte ti scagli contro come un innamorato che si sente tradito e deluso. Perché?

“Qui esce fuori il giornalista, e cioè ciò che sono. Il tifoso in genere sopporta molto di più e guai a chi tocca la sua squadra del cuore. Molte volte mi scontro con gli stessi tifosi della Juve perché cerco di fare delle analisi e dare un giudizio obiettivo. Se vedo delle cose, come in questo momento in cui la Juve va male perché ci sono dei motivi, ebbene, parliamone. Il tifoso, invece, non ne vuole parlare perché ciò che dice il giornalista lo vede sempre come un attacco e non come un’esigenza di analisi. Il giornalista simpatico viene scelto dal tifoso se parla sempre bene della sua squadra, ma se dice qualcosa di diverso, ecco che diventa un pessimo giornalista. E sai cosa ti dico, io alcune volte preferisco essere un pessimo giornalista”.

Riflettendo sul tuo essere giornalista – tifoso, mi chiedo come sia possibile avere questi sentimenti forti, quasi tu avessi chissà quali interessi sulla Juventus.

“La maggior parte della gente pensa proprio questo. Ma sbaglia alla grande. Se la Juventus perde un campionato o una finale di Champions League io ci resto male, ma alla fine cerco di analizzarne i motivi. La colpa di chi è? Dell’arbitro, dell’avversario o di se stessi? Pochi dicono che se si perde a volte è per proprio demerito. Perché a Cardiff abbiamo perso? Perché abbiamo giocato malissimo e i giocatori sono stati al di sotto delle loro aspettative. Tutto ciò non è una scusante. Per questo cerco di capire i motivi della sconfitta, anche se nel mio intimo soffro molto”.

E poi, seguendoti su 7 Gold assisto agli sfottò a volte pure sopra le righe, verso Crudeli Tramontana e altri che non condividono il tuo pensiero da juventino. Per questo mi sono chiesto se c’è qualcosa di preparato o tutto nasce spontaneo.

“Nulla è preparato e tutto nasce spontaneo. Mettetevi in testa che non esiste un copione e tutto ciò che diciamo lo si dice a nostra responsabilità. Poi è chiaro che cerchi di non andare oltre. Restare sempre negli ambiti della buona educazione è un fatto primario. Rispettarsi è un fatto di buona educazione. Sai, io nella mia vita ho fatto la scelta (probabilmente sbagliata) di dedicarmi a una squadra in particolare, ma nel momento in cui l’ho fatta è stato come sentirmi libero e senza alcuna tessera di partito. Adesso ti faccio una rivelazione. Tempo fa venni chiamato dalla Juventus per dirigere il suo canale tematico. Ci fu una trattativa molto lunga perché non ci mettevamo d’accordo su alcuni aspetti contrattuali. Ricordo che lavoravo ancora per Tele Lombardia mentre ci fu una richiesta ufficiale da parte della Juventus di volermi. Era dunque tutto avviato affinché io diventassi il direttore di JTV. Tuttavia, quando ho capito che la mia libertà di espressione sarebbe stata molto ristretta rimasi perplesso. E nonostante l’insistenza della Juventus non ci siamo messi d’accordo e decisi di non andare, anche se sono comunque rimasto in buoni rapporti con la direzione della Juve”.

Sei pentito?

“Sì, col il senno di poi sono pentito, soprattutto alla luce della scelta che avevo fatto nell’andare a dirigere a Tele Lombardia, che poi per tanti motivi non si è realizzato. Tuttavia, se mi chiedi se mi piacerebbe tornare indietro, ebbene, ti dico di no perché oggi a 7 Gold mi trovo molto bene ed  ho il mio spazio di libertà ”.

Marcello, come vivi le tue emozioni?

“Una volta le vivevo in maniera più forte, adesso sono molto più contenuto. Sarà l’età. Con il tempo si cambia. Non so se sono migliorato o peggiorato, questo dipende dai punti di vista di chi mi guarda”.

 

Parlando della Juventus di oggi, che cosa c’è che non va?

“Ci sono tante cose. Secondo me l’errore fondamentale è stato quello di distruggere volutamente una squadra pensando di essere talmente forti che cambiando un pezzo e mettendone un altro, nulla sarebbe cambiato. No, non è così, non è stato così, perché certi errori così come nella vita li paghiamo noi comuni mortali, li paga anche la Juventus. Dai tempi in cui si è deciso di mandare via Marotta, che pur con tutti i suoi sbagli fatti, era uno che teneva tutte le fila della società. Con Paratici e Nedved la Juve non è più stata competitiva. Una decadenza arrivata per troppa presunzione ”.

Per finire, Marcello, cosa vedi dentro la sfera del tuo futuro personale. Ci sono ancora dei sogni da raggiungere?

“Io i sogni li ho sempre perché la mia testa non invecchia mai. Le mie ambizioni ci sono sempre, la voglia di fare e costruire qualcosa di diverso, di meglio, c’è sempre. Non penso certamente che la mia parabola professionale sia finita e non è detto che, sia con la Juventus che con altre aziende d’informazione, non ci si possa incontrare ancora per programmare qualcosa di interessante. Lo spero e ci credo!”.

Salvino Cavallaro   

 

 

 

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