Dove le code polemiche di una partita di calcio si realizzano con puntuale aspettativa, là c’è il derby d’Italia tra Juventus e Inter. E neanche questa volta la quasi prassi da seguire si è fatta attendere in un match che ha riservato falli a ripetizione, sbagli, incertezze arbitrali in campo e in sede della Var, e poi tanto poco da riportarein una cronaca priva di emozioni che è stata condita da marchiani errori tecnici da ambo le parti. Poca tecnica e tanta forza fisica hanno prodotto il poco calcio dell’Inter e, per una volta, una Juve apparsa tutto sommato migliore dal punto di vista del gioco rispetto ad altre volte. Ma, ironia della sorte, la partita l’ha vinta l’Inter grazie a un calcio di rigore siglato da Calhanoglu che è stato assegnato dall’arbitro – anzi dalla Var – che l’ha richiamato dopo la sua svista iniziale di non assegnare la massima punizione. Ma la narrazione di questo calcio di rigore non finisce qui, sì perché l’arbitro dopo che l’attaccante nerazzurro ha sbagliato il suo tiro parato da Szczesny, decide di far ripetere il rigore in quanto De Ligt era entrato in area prima del tiro dello stesso Calhanoglu. 1 a 0 per l’Inter e palla al centro. Ma l’arbitro Irrati ha continuato a persistere nell’incertezza della sua prestazione risultata assolutamente insufficiente e comunque non adatta all’importanza del match, quando non ha assegnato un calcio di rigore per la Juventus, non ha dato un secondo giallo a Lautaro Martinez, mentre la Juve spingeva forte colpendo un palo con Zakaria che si è andato a sommare alla traversa iniziale di Chiellini, colpita all’inizio del match. Insomma alla Juve di Allegri apparsa una volta tanto spigliata nel gioco è mancato solo il gol, con un Morata volitivo ma impreciso, un Vlahovic insufficiente e stretto nella morsa di Skriniar che gli ha messo la museruola e un Dybala che avrebbe voluto coronare una delle sue ultime apparizioni in bianconero con una indimenticabile partita – ma così non è stato -. Insomma, questa volta l’Inter ha fatto la Juventus e cioè ha interpretato quel corto muso di allegriana memoria che gli ha consentito di portare a casa tre punti d’oro capaci di rimetterla in corsa per lo scudetto, pur senza avere meritato e pur senza avere fatto vedere neanche un minimo di quel gioco che la squadra di Inzaghi aveva espresso fino a poco prima che si infortunasse Marcelo Brozovic. Sugli scudi abbiamo visto solo Skriniar, Barella e il volenteroso Perisi; per il resto c’è stato un nerazzurro da dimenticare. Ma, si sa, il calcio è questo. Sì,perché ha sempre ragione chi vince e fa gol, uno più degli avversari. Poi possiamo disquisire fino a notte fonda di tattiche, sistemi miracolistici e quadrature che danno il credo calcistico di ogni allenatore, ma se non butti dentro la porta il pallone non vai da nessuna parte. Ed è quello che è successo alla Juventus di Allegri che rimpiange il risultato, qualche errore di troppo dell’arbitro e quella palla che non entrava. Adesso resta da difendere il quarto posto e tentare la conquista della Coppa Italia. E’ poco per una Juventus che con il ritorno di Allegri fallisce obiettivi come Champions, Campionato e Supercoppa in un anno intriso di polemiche e particolari “attenzioni”giudiziarie. L’Inter di Inzaghi, invece, ha il dovere di lottare a questo punto per lo scudetto, senza se e senza ma, cercando di recuperare in qualche modo quell’idea di calcio che aveva portato tanti meriti al suo allenatore, cui la critica spesso gli ha addebitato errori nella scelta dei cambi a partita in corso. Vedremo cosa accadrà in seguito, anche se per la conquista dello scudetto i nerazzurri dell’Inter devono fare fronte alla regolarità del Milan e, soprattutto, al gioco convincente del Napoli di mister Spalletti.
Salvino Cavallaro