C’è Torino al centro del mondo della musica, del canto internazionale e dei testi che inneggiano contro le discriminazioni e la guerra. Messaggi di accettazione di come si è, e trasmissioni di pace in quelle terre in cui la sordità di non volere recepire l’importanza della fratellanza tra i popoli, sono ricorrenti come significato clou di un apparato internazionale della musica che quest’anno è ospitato da Torino. Già, la Torino che sembra quasi rivisitare i fulgidi momenti che caratterizzarono le Olimpiadi del 2006 in cui la città si risvegliò dall’antico torpore tipico del piemontese di razza indicato come “Bogia nen” (si pronuncia Bugia nen in dialetto piemontese e significa “Non ti muovere”). Ma a prescindere da quello che è ormai storia per il capoluogo piemontese, c’è da dire che questo Eurovision SongContest per l’Italia, e soprattutto per la città di Torino, rappresenta davvero una vetrina internazionale di notevole immagine da non farsi sfuggire. E non è un caso che la Regione Piemonte, il Comune di Torino e i tantissimi partner che si sono uniti al progetto immagine, hanno fatto un lavoro eccezionale e curato in ogni dettaglio per ospitare un evento culturale di così grande richiamo. Ma ritornando a quello che è il focus di questo Eurovision Song Contest, possiamo dire in tutta sicurezza che l’obiettivo di trasmettere messaggi di pace e di unità tra i popoli di tutto il mondo sia stato raggiunto, grazie anche a una organizzazione speciale in cui la Rai si sta adoperando per ottenere il massimo risultato. Immagini perfette che enfatizzano testi, canzoni e artisti che mirano al messaggio di accettazione delle diversità anche attraverso atteggiamenti, costumi e movenze sul palco che spesso riassumono il desiderio di un definitivo cambiamento sociale e culturale. E’ il linguaggio del corpo che riassume il desiderio di trasmettere anche quel forte messaggio alla pace che le tante bandiere del mondo unite tra i variopinti colori, sanno unirsi attraverso i canti in diverse lingue e abbracci di tante Nazioni che non hanno nessun distinguo. E poi quel “Fragile” di Sting nel duetto interpretato da Laura Pausini e Mika. “E’ una canzona che tratta della violenza e della fragilità della vita di fronte a terrorismo, fucili e proiettili. Siamo esseri fragili” – così scrive a commento Sting, il grande musicista britannico autore di questo stupendo brano interpretato con intesa vocale e armoniosa da Laura Pausini e Mika sul palco del mondo. Una menzione speciale anche per Alessandro Cattelan, capace di una presentazione frizzante, giovane e fresca che ben si è accorpata al duo Pausini – Mika. Dunque, adesso non ci resta che aspettare la serata finale e il vincitore che, secondo le previsioni, dovrebbe restringersi tra “Brividi” cantata da Mahmood e Blanco e “Stefania” cantata dal gruppo ucraino dalla Kalush Orchestra, un brano scritto dal cantante del gruppo, Oleh Psyuk. Emozioni dunque, che fino alla fine ci accompagneranno sul palco del Pala Alpitur di Torino.
Salvino Cavallaro