Storie di tifosi traditi e di giocatori che prima lasciano e poi ritornano

Lukaku ritorna all’Inter senza il tripudio della prima volta. Si direbbe quasi che per il giocatore “Il primo amore non si scorda mai”, ma se lo tradisci ne devi subire le conseguenze. E’ quello che sta accadendo in queste ore a Milano sponda Inter. Gli ultrà nerazzurri, infatti, manifestano tutto il loro disappunto e dicono: “Non tiferemo contro il giocatore e la squadra, ma avevamo preso atto del tradimento e queste cose rimangono. Era un re, ora è uno come tanti”. Insomma, l’aria che tira tra gli ultrà dell’Inter non è proprio delle migliori in ricordo di quel voltafaccia di Romelu Lukaku, che prima aveva promesso fedeltà all’Inter e poi alla chetichella se n’era andato al Chelsea per quell’eterna storia di soldi e forse anche di un miglioramento professionale. Ma, ironia della sorte, questo non si è verificato perché Lukaku ha fatto panchina, ha litigato con l’allenatore, si è trovato male in una città che lo ha accolto normalmente e poi è voluto ritornare sui suoi passi facendo di tutto per ottenere il ritorno all’Inter, accettando di buon grado la notevole decurtazione del suo ingaggio. Ma se dal punto di vista tecnico – tattico e anche dell’operazione, che il Presidente Zhang ha avallato con il consenso di Simone Inzaghi, la piazza dei tifosi interisti si sta organizzando con scritte e striscioni tipo: “Non conta chi con la pioggia scappa, conta chi nella tempesta resta”. Si dirà che questo amore e odio che fa parte di ogni tifoseria verso i propri beniamini, sia da sempre un fatto scontato e che nulla potrà mai cambiare certi atteggiamenti dei giocatori ritenuti irriconoscenti da parte dei tifosi. Tuttavia, nel caso specifico di Lukaku pesa come un macigno quella promessa videoregistrata, in base alla quale il giocatore belga garantiva ai tifosi di volere continuare con l’Inter per vincere insieme, mentre poi scoprire, pochi giorni dopo, tutto quello che è avvenuto con il suo passaggio al Chelsea. Un modo davvero inaccettabile. E adesso, mentre l’attaccante si prepara a rientrare a Milano per il rituale delle visite mediche, la Curva Nord è in subbuglio sostenendo di non fare alcuna contestazione contro l’Inter e il giocatore, ma “posto ciò, nessuno deve andare ad accoglierlo con sciarpe o vessilli della Curva o dei gruppi che la compongono. Tutto ciò che in futuro verrà eventualmente fatto nei confronti del giocatore dovrà guadagnarselo sul campo con umiltà e sudore”. Queste sono soltanto alcune delle tante indicazioni degli ultrà interisti sui social. E mentre Lukaku torna a casa intascando un contratto di 8 milioni di euro l’anno più bonus, si ha pur sempre un parlare di decurtazioni contrattuali (che tali non sono di fatto) e tante altre parole che scorrono come acqua (quando c’era) sotto i ponti. E’ il calcio, è la passione, è l’orgoglio di non sentirsi traditi, ma poi quando si fa gol e si vince, ecco che ritornano i baci alla maglia, alla curva, gli abbracci, le classiche invocazioni al cielo e la tacita riappacificazione come se nulla fosse mai accaduto. Questo è il calcio, questo è il suo modo di parlare del nulla e della sua super ricchezza che, nonostante la crisi generale, manifesta incurante e forse anche irritante, quella sua consapevole appartenenza a “un mondo a parte”.

Salvino Cavallaro         

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