Andrea Belotti, un bergamasco silenzioso

Ciascuno è come è, tuttavia, a certi livelli di professionismo la comunicazione è bene saperla curare anche per sgombrare il campo da eventuali, possibili malintesi. Andrea Belotti detto il Gallo per imitare la sua cresta dopo ogni gol, durante l’ultimo anno di campionato al Torino si è chiuso in un ermetismo eccessivo. E’ vero, a tutto c’è un limite, perché tra chi parla troppo e chi non parla per niente ci sono delle reali affinità di eccesso. Che il Gallo avesse pensato già da tempo di lasciare il Toro dopo 7 anni di onorata appartenenza, era abbastanza presumibile e si respirava nell’aria. Tuttavia, non c’è mai stata una parola filtrata ufficialmente attraverso i media per comunicare il suo desiderio di cambiare squadra e società, per legittima volontà di un cambiamento professionale. E’ vero che i tifosi sono ancora troppo ancorati a sentimenti antichi di “tradimenti” da parte di giocatori che dopo essere stati rappresentanti della maglia stampata sulla pelle, a un certo punto non hanno la forza di comunicare un addio scontato quanto comprensibile. E adesso che la cresta dell’ex granata è andata giù per il Toro, è già ora di rialzarla altrove. Dove? Al Monaco! Stando a quanto riferisce Tutto Mercato Web, Andrea Belotti classe 1993 da Calcinate in provincia di Bergamostarebbe per accasarsi al Principato di Monaco. Fonti attendibili, infatti, riferirebbero di una sterzata da parte del Monaco, il quale in queste ultime ore ha superato la concorrenza spietata di Monza e Milan. Restano da limare ancora alcuni dettagli del contratto che legherà Belotti per tre anni al club francese, con uno stipendio che si aggirerebbe intorno ai 3,5 milioni a stagione. Ma resta il modo e la freddezza con cui il Gallo ha lasciato il Toro e quella piazza granata che lo ha sempre difeso, acclamato e reso uno di loro. Strano questo suo comportamento, quasi a nascondere un’evidente scontentezza che era evidente già da qualche anno, probabilmente fin da quando il presidente Cairo non lo fece andar via nel periodo in cui dall’estero lo valutavano 60 o 70 milioni di euro e anche oltre. E mentre in un primo tempo il gallo sembrava d’accordo a proseguire la propria strada professionale con il Toro, ben presto si è accorto che mentre passavano gli anni nulla cambiava in seno a una società che solo a parole ha messo in campo le sue ambizioni. Un fumo che si è presto disperso nell’aria, toccando con mano la reale evanescenza del sentire in grande. E nonostante il capitano del Toro avesse ormai ben chiaro in mente ciò che è la società e la squadra con la quale tutte le domeniche si dannava a correre, a spingere a centrocampo, quando anche in difesa e in attacco per fare gol contro difese chiuse e difensori che lo marcavano stretto,facendogli falli a ripetizione, ebbene, il gallo a un certo punto si è sgonfiato di forze fisiche e mentali, anche per il grave infortunio che lo ha reso inutilizzabile per diverso tempo. Da qui, pensiamo noi, c’è stata quella sorta di discesa e di disamore che si è impossessato di lui e lo ha fatto chiudere in un mutismo assordante che si è stampato sul suo viso. La curva granata e il popolo del Toro era tutto quello che gli restava, ma che, tuttavia, non potevano sostituirsi alla concreta riflessione del tempo che è passato inesorabile, dei suoi 28 anni e una carriera che si era ristretta, almeno nelle sue legittime aspirazioni di calciatore che desidera palcoscenici diversi. Questo, naturalmente, è il nostro pensiero, la logica deduzione a un silenzio che solo apparentemente sembra ingrato ai tifosi granata ma che si respirava nell’aria già da diverso tempo. E adesso che il gallo ex capitano del Toro, il quale tutti gli anni a Superga ha letto uno per uno i nomi delle vittime di quella tragedia che ha creato i Miti del Grande Torino, andrà ad esultare dopo i suoi gol in altra squadra, l’ambiente granata si sente deluso per il modo con cui l’ha lasciato. Ma è il calcio, è la storia che si ripete, è il modo di attingere a sentimenti che tra i tifosi delle curve esisteranno per sempre, anche se sanno solo a parole che i giocatori bandiera non esistono più da anni luce. Auguri per il tuo futuro, Gallo Belotti, capitano di un Toro per il quale ne hai fatto ricordare sul campo la sanguigna storia fatta di grinta e determinazione, che si è purtroppo annacquata nel tempo.

Salvino Cavallaro        

Articoli consigliati