“L’Avvocato Agnelli aveva carisma, era un vero signore nel rispetto dei valori umani e religiosi”. Così lo ricorda Elena Maccari, la signora che è nata e vissuta da sempre a Villar Perosa.

Quando si dice il caso. Ci sono incontri che davvero non ti aspetti e nascono talora come se ci si conoscesse da sempre, talmente è così bello conversare e scoprire certi lati sentimentali e romantici che uniscono nell’idem sentire. Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un articolo scritto da Attilio Andriolo, in cui nove anni fa descriveva il suo incontro casuale con la signora Amalia, proprio davanti alla cappella di famiglia degli Agnelli nel paese di Villar Perosa. Ebbene, oggi che la signora Amalia non c’è più, abbiamo avuto il piacere di dialogare con Elena Maccari, una delle due figlie juventine (l’altra si chiama Maria) che vivono da sempre a Villar Perosa. Diciamo subito che è stato molto piacevole conversare con la signora Elena, soprattutto quando ci si accorge di perdersi nella moltitudine di una narrazione fatta di ricordi in bianco e nero. Aneddoti e semplici fatti umani che ne caratterizzano ed esaltano una quotidianità fatta di classe contadina e operaia che ben si interseca alla borghesia di una casata Agnelli che l’Avvocato ha voluto si livellasse dal punto di vista sociale. E’ stato un esempio di stile e umanità in cui – questo riferisce la signora Elena – emergeva il senso del rispetto d’ambo le parti.

Io e mia sorella eravamo piccole” – così comincia il racconto di Elena – “l’Avvocato Agnelli e la signora Marella venivano su a Villar Perosa tutte le domeniche che la Juve giocava in casa. Per noi era normale sentire l’elicottero che atterrava nella sua villa. Noi abitavamo molto vicini al terreno degli Agnelli ed eravamo incuriosite di vedere questo signore ricchissimo, elegante, sempre disponibile con tutti e mai altezzoso. La Juve era in ritiro all’albergo in Viale Agnelli numero 11 dove c’erano tutti i giocatori e l’allenatore di allora, da Trapattoni a Scirea, a Cabrini che tutte noi ragazze di allora guardavamo perché era il più bello. Oggi quell’albergo è stato sostituito da appartamenti. E’ una cosa molto triste, per noi di Villar Perosa che abbiamo vissuto lo storico passato della Juventus dell’ Avvocato Agnelli che veniva su da noi. Ma la cosa bella che ricordo di allora era l’appuntamento domenicale con la Santa Messa nella Chiesa di Villar Perosa alle ore 9,30. L’Avvocato si sedeva sul primo banco a sinistra dell’Altare con tutta la sua numerosa famiglia. Mia mamma mi ha sempre detto che in quel posto del banco della Chiesa per rispetto non si sedeva nessuno. Per noi era normale avere rispetto dell’Avvocato, di Donna Marella e dei loro figli e nipoti. Ma la cosa che ricordo con più tenerezza e affetto è che noi ragazzi e ragazze d’allora andavamo a rubare le ciliegie dall’albero del giardino degli Agnelli. Erano gli anni ‘80 e nella villa c’era una vasta piantagione di ciliegie che facevano gola a tutti i ragazzi. Eravamo un bel gruppetto di amici e avevamo trovato una fessura dalla quale passare  per mangiare le ciliegie sull’albero. I ragazzini che mangiavano le ciliegie dell’Avvocato. Ma c’è una frase storica che mi è rimasta impressa ed è quella dell’Avvocato che, sollecitato dal custode della villa a premunirsi per vietare ai ragazzi di “rubarele ciliegie, rispose così: “Ma non si preoccupi Pascal, le metta la scala, così i ragazzi non fanno difficoltà a raggiungere l’albero e mangiare le ciliegie”. Davvero disarmante l’umanità di questa persona! Un signore che ha sempre voluto bene a tutti i villaresi! Pensate anche che Donna Marella per non dare nell’occhio guidava una Panda piuttosto vecchia. Un giorno io e mia sorella siamo arrivati da scuola e papà ci ha raccontato che Donna Marella con la sua macchina si è impantanata leggermente in un fossato tra i boschi di Villar. Nei paraggi si trovava mio papà con il trattore e gli ha chiesto di aiutarla a tirare fuori la macchina. Così papà l’ha aiutata, ed è stato molto orgoglioso di questo fatto. Sono ricordi belli davvero. Per me è come sfogliare l’album dei ricordi cari della mia famiglia sempre così vicina a quella dell’Avvocato quando a settembre venivano a Villar Perosa. Io mi sono diplomata alla scuola magistrale e mia mamma spesso chiedeva alla signora Margherita se avevano bisogno di una baby sitter per la sua numerosa famiglia composta da tanti bambini, figli e nipoti. Un giorno mi ha telefonato chiedendomi se avessi avuto piacere di lavorare per la sua famiglia nelle loro tante case che possedevano a Parigi e in Costa Azzurra. Io rimasi di ghiaccio e lì per lì dissi che ci avrei pensato. In quel momento ero innamorata di un ragazzo di Villar Perosa e poi solo al pensiero di lasciare il mio paese, i genitori e tanto altro che mi riempiva d’affetto, ho ringraziato la Signora Margherita Agnelli ed ho rinunciato a quella opportunità. Quello è stato il bivio del mio percorso umano e con quella scelta fatta non saprò mai se la mia vita sarebbe cambiata, so solo che oggi sono molto contenta così come sono con la mia famiglia, un marito e due figlie di cui una, la più piccola, ironia della sorte vive e lavora a Cannes. Oggi tutto è cambiato anche nella Juventus. In tutto quello che sta succedendo mi chiedo perché mettono sempre in mezzo la Juve. L’Avvocato diceva sempre una frase: “La Juve, o la ami o la odi”, anche perché mezza Italia è juventina e l’altra metà è suddivisa tra altre fedi calcistiche. E poi, diceva anche l’Avvocato: “Della Juve si parla sia nel bene che nel male. Ma l’importante è che se ne parli sempre”. Saggezza di un uomo di classe!

A questo punto chiedo alla signora Elena Maccari se come diceva sua mamma sia un peccato che resti chiusa al cimitero la cappella degli Agnelli.

“Penso che per il rispetto della famiglia Agnelli e in primis per l’Avvocato, sia giusto lasciare chiusa la tomba di famiglia, anche perché non tutti sono animati dal senso di educazione e della memoria con una presenza, una preghiera, una riflessione e un fiore per chi non c’è più e ha dato tanto per il bene degli altri. Sì. Penso proprio che in questo momento, soprattutto, sia necessario lasciare le cose così come stanno”.

Elena, cosa manca oggi a Villar Perosa e ai suoi abitanti?

“Manca tanto il carisma che aveva l’Avvocato, la classe ineccepibile e un’eleganza di portamento e rapporti sociali davvero unici. Noi lo vedevamo come il grande cittadino del mondo che aveva bisogno di Villar Perosa per rigenerarsi. Un sabaudo che manca a Villar, manca a Torino, a Parigi, in Costa Azzurra e manca a tutto il mondo. Sì, ci manca la sua cordialità, il rispetto, l’umiltà di una persona che avrebbe potuto essere altezzosa ma non lo era per niente, così come Margherita e tutta la famiglia. E poi questa sua Fede in Dio che ha trasmesso alla sua famiglia e a tutti noi che ne abbiamo ricavato l’esempio. Io ho solo delle parole di ringraziamento per questa persona che ci ha dato modo di lavorare e far crescere le nostre famiglie. Poi, ognuno avrà il suo pensiero in merito alla figura del grande manager, dell’industriale, dell’uomo. Io lo ricordo così e lo ringrazio ancora oggi per tutto ciò che ha saputo insegnare a me, alla mia famiglia e a tutti gli abitanti di Villar Perosa”.

La nostra intervista finisce qui. E’ stata la narrazione di aneddoti e piccoli grandi passaggi di vita dell’uomo che l’Italia ricorda non solo perché è stato il Presidente della Juventus.

Salvino Cavallaro  

             

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