25 Aprile, una giornata per tenere viva la memoria.

Quante volte ci siamo rifugiati nell’idea che senza memoria non c’è cultura del presente e neanche del futuro. Ma il 25 Aprile di ogni anno ha qualcosa di diverso, di fondamentale che deve coinvolgerci tutti, soprattutto quelli della generazione che nel 1945 non erano ancora nati, ma che ne hanno assorbito le fondamenta storico – culturali attraverso i libri di scuola. Pagine ingiallite dal tempo ma sempre corredate da frasi nitide, leggibili nel loro grande significato, che raccontano gli ideali di indipendenza e di libertà che permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi – fascista. Una storia di vissuto sociale che non è favola, ma il racconto del sacrificio di migliaia di partigiani che hanno lottato, che si sono immolati  per la libertà, per il futuro delle generazioni a venire. Un tesoro racchiuso nello scrigno delle verità di un mondo in cui, nonostante il vissuto della storia, non riesce ancora a valorizzare l’alto senso della democrazia, della libertà, troppe volte non capita nel suo immenso significato. In Italia le formazioni partigiane si costituirono nel corso della Seconda Guerra Mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, per iniziativa di antifascisti e di militari del dissolto regio esercito. Inizialmente composta da poche migliaia di uomini, la Resistenza assunse consistenza grazie alla vasta partecipazione di tanti operai, contadini e giovani renitenti alla leva della Repubblica di Salò, i quali portarono nell’esercito partigiano circa 300.000 persone. Così le bande partigiane diedero vita alla resistenza armata contro l’occupazione nazista e contro il collaborazionismo fascista; ed è per questo che fu nel contempo una guerra di liberazione contro lo straniero e una guerra civile. E’ stata l’unione che ha fatto la forza, è stato quel tutti insieme uniti,che nel sentire comune delineava il sacrificio della propria vita per l’altrui futuro. E’stato l’altruismo sociale che ha innalzato i valori verso il grande significato di libertà. Questa è storia, non è l’emozione dettata da un momento di narrazione qualunque, anche se oggi, così come siamo diventati, spesso non valutiamo a sufficienza il sacrificio di coloro i quali ci hanno preceduto, vivendo anni terribili di guerra, oppressione, fame, povertà. E non è retorica dire che forse nell’umiltà e nella disperazione, nascono i veri valori del sentirsi vicini, amici nell’aiutarsi, mettendo a repentaglio la propria vita. Per questo, deporre un fiore attraverso un gesto immaginario ma sentito, è il segno tangibile per una riflessione di ringraziamento a coloro i quali ci hanno lasciato in eredità ciò oggi tanti non riescono ancora a capire attraverso l’assurdo, quanto pericoloso focolaio fascista.

Salvino Cavallaro  

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