Intervista a Nat Minutoli: “La Band World Music, è composta da elementi di grande qualità artistica”

A un certo punto della mia intervista fatta a Nat Minutoli – il sax che entra nell’anima mi è sembrato di parlare proprio con il suo sax, talmente, sia l’artista, che lo strumento, si completano in un unico monolito tale da unirsi in modo indissolubile. E’ come vivere in un mondo fatto di emozioni, di trasmissioni empatiche e di relazioni in cui invece delle parole si percepiscono i suoni che partono e arrivano direttamente al cuore. Ed è stato bello conoscere personalmente un grande musicista come Nat Minutoli, la cui vita professionale e umana ha messo in evidenza il tratto di un artista davvero interessante.  

Nat Minutoli, parliamo subito della sua collaborazione con la Band World Music. Un rapporto musicale saltuario o continuo?
“Il mio rapporto musicale con la Band World Music è continuo. Sono già 13 anni che collaboro con loro in eventi privati come matrimoni, feste in villa, riunioni. Il nostro gruppo è prettamente specializzato in questo.

La Band è composta da Peppe Midili in Voce e chitarra, Nat Minutoli al Sax Tenore, Peppe Arena al Piano e tastiere e infine da Davide Formica alla Batteria e percussioni. Nell’ultima performance che avete fatto in piazza a Milazzo,nel corso della Notte Bianca, oltre al grande successo di pubblico ottenuto, si è notata una particolare intesa musicale nell’unire i suoni con ciascuno degli strumenti. Pensiamo che questo sia il frutto di tante prove e, soprattutto, di tante esibizioni fatte insieme. E’ così?Diciamo subito che noi non proviamo ma, essendo jazzisti, ci imponiamo di improvvisare ogni sera, perché altrimenti sarebbe la fine del nostro tipo di musica. Di conseguenza, niente prove e via. Si parte con la tonalità giusta.”

Ma è più Nat Minutoli ad avere bisogno della Band, oppure è la Band World Music ad avere bisogno di Nat Minutoli?Guardi, qui il discorso è un po’ particolare, perché se è vero che Nat ha bisogno di una Band di livello è altresì vero che la Band stessa ha bisogno di Nat e della sua esperienza da apportare al gruppo. Quindi, possiamo dire che uno ha bisogno dell’altro per rendere tutto musicalmente armonioso. E’ un po’ come nel calcio, in cui se una squadra vince è merito di tutti e se si perde vuol dire che tutti hanno perso. Questo è il vero senso dell’unione.”

Tuttavia, signor Minutoli, in tante band si crea quella forma di sottile invidia su chi del gruppo possiede maggior carisma. Immagino che nel suo gruppo non ci sia nulla di tutto questo.
Tra di noi non esiste l’invidia, anzi le dico che ci scambiamo le idee ed io, che ho più attività sulle spalle, chiedo consiglio a loro. Fra qualche anno compio cinquant’anni di attività musicale. Pensi che io ho cominciato a suonare nel 1976 e nel 2026 raggiungerò il mezzo secolo di attività, mentre loro sono molto più giovani di me.”

In questo gruppo c’è una qualità professionale nell’interpretazione di note canzoni che hanno avuto successo internazionale. In tutto questo ci viene da fare un elogio particolare alla voce della World Music, Peppe Midili.
“Peppe Midili è veramente un cantante bravissimo. Dico questo perché noi siamo onorati di poterlo avere nel gruppo, visto che lui nasce come cantante e poi diventa un ottimo chitarrista. Stiamo dunque parlando di una voce molto interessante e moderna, adatta per la musica Soul Full e Smooth Jazz. Una voce ideale per brani moderni. Lui per lungo tempo ha suonato con i Vintage che hanno fatto storia nell’hinterland della provincia di Messina. Davide Formica, invece, è un batterista che si è dedicato a eventi privati. Lui ha studiato molto e si sente. Ama la musica ed è batterista professionista. Poi c’è Peppe Arena, un grande musicista. Collabora con me da 24 anni ed ha avuto una grande collaborazione con Antonello Venditti. Peppe Arena che suona il Piano e le Tastiere, ha inciso nel 2012 tutto l’album di Venditti intitolato “Unica”. E’ lui che ha scritto i testi e la musica. Dunque, possiamo proprio dire che la Band World Music si completa magnificamente di elementi di grande qualità artistica.

E adesso parliamo un po’ di lei, Nat Minutoli. Nat è un diminutivo del suo nome vero, oppure è un nome d’arte?Provengo da una bisnonna inglese e di conseguenza mio nonno, che si chiamava Fortunato, veniva chiamato da sua madre Nat. io, essendo Fortunato Minutoli e non Natale come qualcuno pensa ho preso il nome di mio nonno, il quale da Fortunato o da Nato, come dicevano a Messina, è diventato Nat con origini inglesi.”

Quando nasce la sua passione per il Sax?
Mio padre era un manager dellOlivetti, ma per hobby faceva il musicista. La sera si spogliava dalle vesti di manager e andava a suonare. Io sono cresciuto nella musica, visto che ho anche uno zio trombettista che suonò con la grande orchestra Segurini di Milano. Sono quindi figlio di un saxofonista e nipote di un trombettista. Posso dire che da quando sono nato ho sempre sentito musica. C’è poi la mia mamma che ama la musica anche oggi che ha 89 anni. Io sono dunque vissuto in mezzo la musica e da piccolo dormivo soltanto se mi mettevano la canzone “Volare” di Domenico Modugno.”

Nat, chiunque ascolti il suo sax si emoziona. E’ la stessa emozione che prova lei quando suona?
“Sì, provo la stessa emozione, direi pure in maniera ancora più elevata, e nonostante la mia grande esperienza, ogni mio concerto per me è come se fosse il primo. Provo la stessa emozione e quel timore di non suonare bene che hanno i neofiti.

A volte succede che con il suo sax – piacevolmente “ruffiano” – lei riesca a creare un ambiente di romanticismo tale da far pensare a un rapporto di complicità, capace di trasportare i sentimenti delle persone. Così, in una situazione di questo genere, ti ritrovi a pensare di trovarti in una serata d’estate con la luna piena che si riflette sul mare, mentre senti il sax di Nat Minutoli.
“Si suona come si è. Io sono un grande romantico, forse anche troppo e questo romanticismo lo getto sul mio sax. Sì, diciamo che anche da ragazzo i saxofonisti che io ascoltavo molto erano i musicisti romantici e non i Jazzisti freddi. Io sono nato con loro e quindi mi rifaccio a loro.

Qual è dunque il suo rapporto con il sax. Immaginiamo che per lei rappresenti qualcosa di più che un semplice strumento musicale. E’ così?
“Il mio sax è una parte di me. E’ il mio amico più vero e con lui ho fatto tante cose. Lo chiamo “saxsuccio”, ricordando quando da ragazzo mi chiamavano Natuccio. Con lui abbiamo visto tutta l’Italia e anche concerti internazionali, abbiamo suonato per Padre Ratzinger in Vaticano attraverso una grande emozione in diretta mondiale con la Rai. Insomma, io e il mio sax siamo la deviazione del corpo.

Lei che è nato a Messina e vive a Milazzo, cosa apprezza di più di questa città e in che cosa avrebbe bisogno di migliorarsi?
“Sono messinese sfegatato, e amo la mia città perché ha dato origine alla mia stirpe. Tuttavia, vivo a Milazzo dal 1993 e ritengo che sia una città meravigliosa. Io sono stato presidente della Pro Loco milazzese per sei anni e adoro vivere qui perché amo Milazzo, una città in cui mi sento eternamente turista. Al mattino mi alzo, metto i pantaloncini e vado al bar a prendere una granita, proprio come un turista. Insomma, mi ritengo davvero fortunato di stare a Milazzo.

Nat, abbiamo sentito parlare di Smooth Jazz. Che cos’è?
“E’ un Jazz scanzonato, un jazz romantico, un jazz morbido, un jazz che può arrivare a tutti. Io ho una laurea in Jazz, quindi sono un jazzista vero, tuttavia so che il Jazz non può piacere a tutti perché la musica è molto introversa. Penso che la musica classica in cui vedo le quattro stagioni, la pioggia, i mari, le montagne nevose di Wagner, sia estroversa. Con il Jazz, invece, ci inoltriamo in un viaggio introspettivo. C’è l’anima nel jazz, c’è quello che fa uscire ciò che abbiamo dentro ed è una grande musica che non tutti possono capire. Così, mi sono dedicato alla Smooth Jazz della quale mi ritengo un antesignano.

Lei ha vissuto qualche anno a Milano. Per quale motivo ha deciso poi di tornare a vivere a Milazzo?
Amo troppo la Sicilia e poi qui ci sono le mie radici. A Milano mi sentivo come un pesce fuori dall’acqua e, nonostante avessi un buon contratto di lavoro, ho deciso di prendere la macchina e ritornare in quella che io ritengo la mia vera casa.

Nat Minutoli, compositore e interprete di musica di alta qualità artistica. C’è ancora un sogno da realizzare nella sua vita, dal punto di vista umano e professionale?
“Il mio sogno è solo a livello umano, ed è la speranza che tutto vada bene in famiglia. In questo momento, in me non c’è più posto per i sogni di tipo lavorativo. Di quelli, ne ho vissuti già tanti. E’ la famiglia che è al primo posto.”

Nat, adesso le chiedo cosa prova quando lei con il suo saxscende dal palco per suonare in mezzo al pubblico in uno scambio di empatia e affettuosità. In quel caso abbiamo visto che si è raggiunta l’apoteosi del suo spettacolo.
“Lo faccio quando vedo che il pubblico è mio e lo avverto come se mi cercasse. C’è una sorta di trasmissione empatica che mi porta a scendere tra il pubblico per suonare il mio “saxsuccio” in mezzo a loro. Sento vibrazioni e quando sono in mezzo al pubblico e cominciano a toccare me e il sax mi rendo conto che cercano il contatto. Tutto questo è molto bello, ed è trascinante di grandi emozioni. Un momento artistico e umano che ti resta dentro.

Per finire Nat, c’è una domanda che avrebbe avuto piacere che io le ponessi e non è stata fatta?
“No, questo no. Penso che attraverso questa intervista abbiamo toccato diversi temi professionali e umani. Perciò, se dovesse chiedermi se oggi rifarei tutto quello che ho fatto, ebbene, le risponderei senz’altro di sì.  

Salvino Cavallaro

   

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