RECENSIONE/ IL DESTINO DELL’ORTICA di Flavia Cercato

L’ho letto con passione, senza volermene staccare, ma ad un certo punto mi è piaciuto tornare indietro e ripercorrere alcuni passi …camminare con le protagoniste e conoscerle con attenzione: in ciascuna c’era un pezzo di me. L’ortica punge, si attacca e difficilmente si spezza, ma può essere anche protettiva. Si dice che per i Greci fosse simbolo di fecondità, per altri se tenuta nelle case allontanasse il maligno… Il titolo è metafora di tutta la lunga storia. Nel Giardino di Villa Vaccarino di Milazzo, presentata da Angelica Furnari, titolare della Bookstore Mondadori e da Laura Piazzi, conduttrice radiofonica, Flavia Cercato ha incontrato il pubblico  per il suo primo romanzo ” Il destino dell’Ortica“.

Io credo che la giornalista e conduttrice radiofonica abbia fatto tesoro della sua esperienza lavorativa impreziosendo di un bagaglio linguistico ed elaborativo il suo ” dono innato”, perché la sua penna fluida ha creato un capolavoro d’arte in cui dipinge le sue protagoniste, il loro aspetto, il loro animo ancor di più, i loro pensieri e i meandri del loro subconscio inserendole in cornici e ambienti dettagliati che contestualizzano i periodi storici in evoluzione, dal periodo fascista ai nostri giorni. Al lettore è concesso di vivere due secoli come per magia, quella stessa magia che si sviluppa nella Casa delle Fate del quartiere Coppedè... una magia che si tramanda di generazione in generazione attraverso l’educazione, l’orgoglio, i pregiudizi e l’amore non sempre incanalato nel binario giusto… Sembra che il fato governi la vita dei protagonisti, ma il quisque faber fortunae suae si intreccia con una volontà superiore per dar luogo alle coincidenze, al Caso.

È un romanzo di unioni e matrimoni, dove l’amore, questo strano dio, scocca i suoi dardi talvolta impotente, dove i ménage coniugali sono analizzati nella mente e nell’animo dei protagonisti per poter infine capire i risultati e le reazioni. Uno psicanalista leggendo il romanzo di Flavia Cercato potrebbe solo apprendere e migliorarsi. Nello scenario di famiglie aristocratiche si sfata la leggenda che il benessere e la cultura possano dare la felicità, perché “il dolore ti scova come un cane da caccia fiuta i tartufi o un tiratore che non sbaglia mai la mira…”

Il linguaggio brillante, ricco di metafore , confronti , allegorie descrive in modo avvincente la storia di cinque donne intraprendenti, volitive, inserite in un’opera di fine architettura ad incastro come una matrioska, alle quali la vita non fa sconti, ma che con dignità e mai con vittimismo assorbono i colpi di ventura con reazioni imprevedibili, regalando al lettore emozioni forti e riflessioni profonde, presentandosi senza mai finzione alcuna , senza maschere, con le fragilità che sono in realtà la loro forza vera.

Bello, bello! Questo romanzo, punge e si attacca all’anima.

      Rita Chillemi

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