Mentre a Palermo si consuma l’ennesimo atto di brutalità del branco che stupra una ragazza, a Torino un uomo salva una bimba che cade dal quinto piano.

Il male e il bene che lottano da sempre nello scontro della vita. Brutture inenarrabili che vogliono fare vincere il male, ma che non la spunterà mai al cospetto di un bene che, nonostante il peggiorare del tempo e la repentina perdita dei valori, resiste coraggiosamente per significare il senso della vita. Nauseati dalla cronaca nera dello stupro di una miriade di ragazzi che hanno violentato una giovane donna costretta a subire, c’è da chiedersi da quale nucleo famigliare provengano questi esseri senz’anima. E mentre pensiamo a un fatto educativo inesistente, il cui compito è delegato dai genitori dei ragazzi ai social, la brutalità di una rete usata per loschi scopi farebbe davvero pensare alla fine di ogni senso dell’umano sentire. Poi, voltando pagina, ti accorgi che la vita non riserva il mero significato del torbido, ma si contrappone, grazie a Dio, alla cristallina e limpida leggerezza di quel bene che dà la forza di ricredersi sul genere umano. E così, rincuorante nel suo significato, apprendiamo che in Via Nizza, a Torino, un angelo è passato al momento giusto per aprire le sue braccia e salvare una bimba caduta dal quinto piano. Ecco il bene che vince il male, ecco la fatalità di un nobile momento che si contrappone al vile gesto studiato apposta per spargere i semi della bruttura umana. Riflessioni che sorgono spontanee e si sintetizzano nello scorrere della vita, in cui prima ti abbatte nello scoraggiamento sul futuro del mondo e poi ti risolleva l’anima pensando che c’è sempre un angelo in grado di accarezzarti e dirti di percorrere, nonostante tutto, la strada del coraggio. E noi che saremo sempre da parte degli angeli e mai dei demoni vigliacchi, saremo sempre felici di dare il nostro piccolo apporto per il futuro di un mondo migliore, attraverso l’educazione e la sensibilizzazione al bene verso quella sana gioventù che, grazie a Dio, è ancora viva e tanta.

Salvino Cavallaro

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