Ci sono storie di vita che appassionano per la semplicità con la quale vengono narrate, vissute, interiorizzate e poi estrinsecate in maniera da creare emozione. Ogni parola, ogni riflessione è capace di coinvolgerti emotivamente, commuoverti e farti entrare nell’anima qualcosa che difficilmente potrà mai uscirne. Manuel Mondello in arte Mr. Cois è un ragazzo di 25 anni che vive e lavora a Milazzo in provincia di Messina e ha la passione di disegnare e dipingere murales.
Così racconta Manuel: “Quando un gruppo di tifosi del Milazzo mi ha chiesto di ideare un murales dedicato a Marco Salmeri, il ragazzo – ex calciatore del Milazzo che dieci anni fa fu coinvolto tragicamente in un incidente automobilistico mortale – confesso che ho avuto timore di non riuscire a essere all’altezza di una cosa così grande. Avevo dipinto dei murales, ma sempre di piccole dimensioni. Non conoscevo Marco, l’avevo visto soltanto in foto, mentre la sua storia mi è stata raccontata da papà Salmeri. Così, poco per volta, mi sono fatto coraggio perché quel racconto, quella vita spezzata in così giovane età, mi è entrata subito dentro l’anima. Così mi sono fatto coraggio e mi sono detto che comunque sarebbe andata a finire questa esperienza, non potevo esimermi dalpensare a cosa avrei potuto ideare. Il progetto era sicuramente importante, vista anche la grandezza di un murales cui non ero abituato a fare, ma ho voluto mettermi alla prova per me, per Marco, per la famiglia Salmeri, per i tifosi del Milazzo che hanno subito creduto in me e per la città di Milazzo che ama la figura di Marco come fosse un figlio. E allora ho cominciato a pensare come fare, come ideare, tradurre una storia con tecniche moderne e capaci di andare oltre il tempo, là dove era destinata, e cioè sulla grande parete prospiciente l’entrata delle squadre di calcio allo Stadio Salmeri. Accanto a me si sono subito messi a disposizione per aiutarmi nell’impresa due cari amici – Antonio Andaloro e Alessio Lo Duca –“
E mentre il racconto si fa sempre più interessante e curioso, in Manuel si avverte marcato il desiderio di mettere in evidenza l’apporto dei suoi amici, Antonio e Alessio, senza i quali (così dice Manuel) : “Da solo non avrei potuto fare nulla”. Un grande segno di amicizia e generosità, la cui umiltà fa capolino a quel non volere mettersi in luce come unico artista di un’opera così bella e importante. Ma la verità è che proprio il talentuoso Manuel Mondello, in arte Mr. Cois, ha cominciato a disegnare il volto di Marco immaginandolo in maniera futuribile. “Volevo che non fosse proprio come la fotografia che mi avevano dato di Marco, perché ho pensato che bisognava dargli il tono della vita, non del malinconico addio dovuto alla morte, ma doveva essere come se Marco vivesse ancora e magari fosse pure pronto a entrare negli spogliatoi del Milazzo per prepararsi a scendere in campo. Dovevo dunque trasmettere la vita, la gioia della giovinezza e quello che avrebbe potuto essere il pensiero del futuro di un giovane che ha tutta la vita davanti. Ma come fare tutto questo? Solo attraverso il viso, lo sguardo, l’espressione degli occhi che guardano la vita in tutta la sua bellezza. E così ho disegnato il suo volto come se stesse scrutando il futuro, mentre il suo sguardo dà il senso di un riflettere pensieroso di ciò che sarà il suo domani.”
E così continua Manuel: “Intanto i giorni sono trascorsi velocemente e visto che il murales doveva essere pronto per il 27 aprile – giorno del decimo anniversario della morte di Marco – io e i miei amici abbiamo dovuto lavorare anche di notte per finire l’opera in tempo utile. Non è stato facile, anche perché al mattino dovevamo andare a lavorare. Sono operaio presso un’azienda edile e vi assicuro che il lavoro è alquanto pesante, ma sono contento perché mi dà da vivere. Tuttavia, la mia passione di disegnare che nutro fin da quando ero bambino e la parola data a tanta gente, ha fatto in modo che io, Antonio e Alessio, continuassimo questa bellissima avventura. La fatica è stata tanta, ma devo dire che il risultato ci ha ripagato di ogni sforzo fatto. Sì, perché in quel giorno in cui il murales è stato scoperto, non nascondo di essermi emozionato per il clamore della gente, tantissime persone venute da ogni dove per essere presenti a una inaugurazione che ha lasciato traccia nell’anima di tutti. Ecco, posso davvero dire che oggi sono molto orgoglioso del lavoro condiviso con i miei amici, perché tutto è stato bello in un epilogo da raccontare un giorno, chissà, anche ai miei figli. Sì, perché la storia di Marco è tra quelle narrazioni di vita prematuramente spezzata dal destino, che è giusto tramandare a quelli che verranno. E non è un caso che ho voluto scrivere una lettera che poi ho letto commuovendomi, perché in un attimo, in tutto quel frastuono dei tifosi, della gente che acclamava il nome di Marco, nella mia mente è passato velocemente il film di quanto era stato fatto per fare partorire quel murales dedicato a un ragazzo che non ho conosciuto, ma vive ancora nel cuore di tutti. E’ stato bello! E oggi, con il senno di poi, se me lo richiedessero lo rifarei senza avere più quelle legittime paure iniziali di non farcela.”
Una storia, tante storie che riportano al senso della vita e all’ineluttabilità di un destino che poi crea tanti altri incontri, situazioni, relazioni, esperienze formative tra gli uomini. In questo senso, la storia di Marco ci ha insegnato tante cose. Grazie dunque al talentuoso Manuel Modello, a Antonio Andaloro, a Alessio Lo Duca e a tutti i tifosi del Milazzo che si sono prodigati per ricordare Marco in una realizzazione davvero originale e duratura nel tempo.
Salvino Cavallaro