Numerosi operatori del food ma anche del settore turistico hanno partecipato giovedì pomeriggio all’incontro sul tema “La Sicilia e l’internazionalizzazione verso i paesi arabi. La certificazione Halal”, organizzata dalla Camera di Cooperazione Italo Araba, in collaborazione con il Comune.
Ai lavori sono intervenuti il sindaco Giovanni Formica che ha sottolineato la valenza dell’evento che apre nuove prospettive nei rapporti commerciali con paesi in forte espansione, il presidente della Camera di cooperazione italo araba, Mario Mancini che ha illustrato le attività e gli obiettivi portati avanti dall’organismo da lui presieduto, evidenziando l’importanza della organizzazione e della specializzazione da parte delle imprese italiane che desiderano entrare nel mercato arabo nei vari settori. Quindi l’intervento di Kheit Abdelhafid , presidente Comunità Islamica di Sicilia e di Nino Zizzo, consulente internazionalizzazione Pmi ed Export manager, che attraverso delle slide ha fornito le cifre della crescita del mercato arabo. “Le tendenze – ha detto – mostrano che i consumatori che richiedono il cibo con certificazione halal sono aumentati del +7 per cento nel 2016 a fronte di un + 1 per cento del 2013. I dati descrivono Il mercato dei paesi arabi come in continua crescita: 2004 al 2014 è stata del +188% per l’Arabia Saudita, +174% per gli Emirati Arabi Uniti, +552% per l’Iraq, +561 % per il Qatar, solo per citarne alcuni”.
La CCIA intende promuovere l’alta qualità italiana attraverso la rigorosa conformità agli standard Halal e per farlo si avvale della collaborazione del Centro di Certificazione Halal Italiano Whad (World halal development), un ente specializzato nell’auditing halal di Aziende Alimentari, Zootecniche, Cosmetiche e Farmaceutiche. A soffermarsi sulla certificazione è stato il suo presidente Annamaria Aisha Tiozzo. “Halal in arabo significa “lecito” e la certificazione attesta che i prodotti, nei settori agroalimentare, cosmetico, sanitario, farmaceutico, finanziario e assicurativo, siano conformi alla dottrina islamica. Si tratta, dunque, di una certificazione di qualità, di filiera e di prodotto. Chi considera di espandersi in quest’area o avviare degli accordi commerciali, deve tener conto degli eventuali accordi dell’Italia con i paesi dell’ara del Golfo e con quelli dell’area Euromed, della doppia imposizione fiscale previsti in alcuni paesi, delle condizioni socio-politiche, della fede e cultura araba e delle prescrizioni islamiche alimentari, secondo cui vi è una distinzione tra cibi leciti, non leciti e sospetti e in questo ultimo caso va osservato il digiuno, oltre ad altre prescrizioni e distinzioni.
A chiudere i lavori – moderati dal giornalista Giovanni Petrungaro – è stato Lando Siliquini, presidente del Laboratorio Piceno della Dieta Mediterranea che ha parlato proprio dei positivi effetti di questo tipo di alimentazione.