L’Azienda provinciale sanitaria di Catania è stata condannata a pagare 166mila euro ciascuno ai cinque figli di una 80enne morta dopo un ritardo di 15 ore nella diagnosi di un infarto al miocardo nell’ospedale di Bronte. La donna è deceduta l’11 novembre del 2012 nell’ospedale Garibaldi di Catania, estraneo all’inchiesta, dove era stata trasferita in fin di vita. La sentenza, come riporta il quotidiano La Sicilia, è della quinta sezione civile del Tribunale di Catania. Dalle perizie, scrive il giudice, “è emerso con sufficiente chiarezza che i sanitari dell’azienda non hanno ben valutato i sintomi della patologia indicata e negligentemente hanno ritardato la corretta diagnosi, la necessaria terapia e l’invio della paziente in una struttura attrezzata”. Questo, secondo il Tribunale, avrebbe “determinato la privazione delle chance di sopravvivenza per l’assenza di precoce intervento terapeutico che – osserva il giudice – verosimilmente, avrebbe modificato la storia clinica della paziente evitando, con rilevante grado di probabilità, il verificarsi dell’evento morte”.