Baby gang, storie di una cronaca deprecabile

C’è un evidente malessere sociale che lascia pensare a un degradamento educativo e comportamentale di tanti giovani che, ormai con ripetitiva attuazione, si organizzano in gruppi per derubare e malmenare i propri simili e non solo. Certo, nulla nasce dal nulla, e se assistiamo a fenomeni sociali di tale scadente portata delinquenziale, un motivo da approfondire certamente ci sarà. All’evidente mancanza di lavoro si è aggiunta la perdita di autostima nel non credere più nel proprio futuro e negli obiettivi personali e sociali da raggiungere, Così si assiste all’orrendo pensiero di abbandonare la scuola e le proprie giornate si riducono a bivaccare tra le strade e i giardini delle grandi città, per trovare qualcosa da fare. Quel qualcosa che si riduce sempre nell’idea di unirsi dialogando magari attraverso i social e, un po’ per gioco, un po’ per non sapere cosa fare, si passa subito all’azione. In genere i gruppi sono formati da giovani minorenni ai quali fa capo uno di loro che funge da leader nell’organizzare rapine, intimidazioni, pugni, botte da orbi e tutto ciò che concerne il fenomeno legato alla delinquenza, all’emarginazione e alla sottocultura. E allora ci chiediamo chi debba sentirsi responsabile di un fenomeno sociale di così bassa lega che si sta organizzando in più parti d’Italia. I fatti di Milano avvenuti nella notte di capodanno in cui un gruppo di giovani, approfittando della ressa hanno stuprato due ragazze che non si sono potute difendere, fa pensare a un dilagante senso di perdita di coscienza, di educazione e di rispetto che va oltre il commettere un reato a cui si aggiunge la conseguente condanna. Forse siamo proprio tutti noi in quanto società, a doverci sentire un po’ in colpa per non avere saputo consegnare nelle mani delle nuove generazioni gli strumenti adatti per proseguire sulla strada del credere in un cammino giusto, dove la scuola e i principi culturali sono alla base dei futuri uomini di domani. Certo, pensiamo pure che la pandemia e il perdurare del lungo periodo di emergenza non abbiamo certamente aiutato a migliorare la situazione, anzi, semmai, diremmo proprio che si siano acuiti i sintomi di malessere e fragilità della gente e delle famiglie che restano le vere responsabili dell’educazione dei propri figli. E neanche la politica aiuta a collaborare per migliorare una situazione di pericolosità sociale che si allarga a macchia d’olio. C’è molta confusione in tutto questo, tanto disordine che si evidenzia anche nei toni, nei continui dualismi che si materializzano negli interessi di parte politica, capaci di dare sempre pessimi esempi di disgregazione piuttosto che di unione per migliorare il bene comune. Manca l’esempio, è carente il sistema. Dunque, pur denunciando attraverso l’informazione fatti di cronaca delinquenziale che fanno capo all’azione reiterata di gruppi organizzati di giovani minorenni, urge secondo noi uno studio appropriato per il risanamento sociale e l’impegno verso uno sviluppo atto a migliorare la condizione educativa di quelli che saranno gli uomini del nostro futuro. Non può essere solo colpa delle famiglie, che pur devono essere sensibilizzate a migliorare il proprio rapporto con i figli. No, non è solo questo. C’è tanto altro che ci deve far riflettere.

Salvino Cavallaro                  

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