La politica e la commedia del Quirinale

Quello che stiamo assistendo in questi giorni di elezione del Capo dello Stato, non è altro che lo specchio del nostro paese. La confusione è regnante e la pochezza delle figure politiche che rappresentano una classe dirigente di troppo bassa qualità, fanno intendere in quale insicurezza di base siamo caduti. Dopo tanti intrighi, sotterfugi, grossolane spallate e sguardi assassini che abbiamo visto anche nell’ambito della stessa coalizione, c’è voluta l’ottava votazione di sabato 29 gennaio 2022 per lasciare le cose come stavano prima del decadere del settennato del Presidente Mattarella. E nonostante quel gran galantuomo di Sergio Mattarella avesse detto ripetutamente e a chiari lettere di non avere nessuna intenzione di ricandidarsi per un ulteriore settennato di presidenza della Repubblica Italiana, i leader dei vari partiti dopo avere evitato incontri e consultazioni tra centrodestra e centrosinistra, hanno preso posizione nell’andare dal Presidente Mattarella per convincerlo a restare al suo posto per il bene del paese. Mario Draghi che in tutta questa settimana sembrava essersi eclissato, ha lavorato in sordina e fatto da trait d’union tra il Colle e le forze politiche. Così è arrivato l’atto formale con la visita dei capigruppo della maggioranza al Quirinale. E’ stata l’accelerazione per chiedere a Mattarella di restare perché il suo nome ha messo d’accordo tutti, anche se qualcuno si è adeguato al volere della maggioranza più per svilimento che per reale convinzione. “Gli italiani non meritano altri giorni di confusione” dice Salvini “io ho la coscienza a posto, ho fatto numerose proposte tutte ad alto livello, tutte bocciate dalla sinistra. Riconfermiamo il presidente Mattarella al Quirinale e Draghi al Governo”. Grande soddisfazione esprime il leader del Pd Letta il quale dichiara: ”E’ un grande successo per il Paese, il Parlamento e la stabilità del Governo”. Quante parole, quanta demagogia, quanta ipocrita apparizione davanti alle telecamere delle varie Tv nazionali, dai cui studi preparati a modi salotto per maratone politiche, spesso si sono sentite opinioni che sapevano di aria fritta, del nulla, del non sapere più che cosa dire davanti a uno spettacolo così indecoroso quanto deprimente di un’Italia ammalata di virus, di lavoro che non c’è, di licenziamenti di fabbriche che chiudono lasciando le famiglie nella disperazione e confuse anche nel gestire la dad per i propri figli che non possono andare a scuola per avere contratto il virus. E mentre la disperazione fa capolino alla confusione totale che penetra in ogni angolo della nostra società con effetti anche devastanti per la salute mentale oltre che fisica, la settimana si è protratta in un toto presidente che ha avuto l’effetto di farci vergognare di fronte al mondo. Nomi votati senza criterio, schede bianche che hanno decretato il perditempo dei vari sgambetti politici creati apposta per disturbarsi reciprocamente, mentre la gente aspetta il paese e la classe politica che non c’è, che non esiste, almeno per quanto riguarda l’impegno per l’interesse comune. I morti sul lavoro e le loro famiglie piangono cercando l’appiglio della tutela di una legge che non c’è, come non c’è neppure quel minimo desiderio di incontrarsi della nostra classe politica per parlarsi, guardarsi negli occhi e addivenire presto a conclusioni che servano a non fare crollare questa nostra Italia inondata di Potere esercitato per i propri bisogni e non per quelli della collettività. E adesso, dopo questo ennesimo sconquasso elettorale è possibile pure una crisi di governo che, francamente, l’Italia in questo momento non si può permettere. Mattarella è il giusto riferimento, ma chi sta nella maggioranza e nell’opposizione in Parlamento, sa percepirne l’esempio di valori, saggezza e capacità di così alta statura politica? Lavorare per il bene del Paese non è guardarsi a muso duro, è avere coscienza dei bisogni della collettivita!

Salvino Cavallaro                         

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