Quando la vita delle persone non conta più nulla

In questi terribili giorni di guerra tra Russia e Ucraina, noi che non abbiamo vissuto il periodo di conflitti bellici della seconda guerra mondiale, abbiamo spesso pensato come la storia che abbiamo studiato sui libri di scuola non ci ha insegnato nulla, fuorché la logica culturale del sapere, senza ricavare la spinta interiore di non ricadere più sugli stessi sbagli commessi in passato. Ma c’è un altro fatto che fa riflettere su come l’aspetto di uccisioni e morte di uomini, donne, vecchi e bambini non contino nulla se non a sterminare il terrore da parte di chi, impadronito dal male, distrugge per saziare la propria fame di espansione territoriale e quindi di ricchezza. Fa male assistere milioni di profughi che fuggono dalla loro terra, dalle case costruite a fatica e che oggi custodivano le cose più intime, più care. Tanti ucraini fuggono dalla guerra anche a piedi o con mezzi di fortuna, mentre altri decidono di rimanere al riparo dalle bombe e dalle innumerevoli esplosioni provocate dai continui attacchi russi, in scantinati o sotto il passaggio della metropolitana. Una punizione troppo grande a persone che non hanno fatto nulla di male, se non essere ucraini, avversari di una Russia di Putin che li vuole sotto il suo potere e non inondati di nuove idee democratiche ed europeiste. Tutti con il Cremlino e non con la Nato, quell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord i cui fondatori, oltre gli Stati Uniti d’America, sono i Paesi dell’Europa. Ma si dà il fatto che in mezzo ci sono persone e non cose, non numeri e neanche pacchi da spostare o distruggere a proprio piacimento. La persona che è al centro del mondo e richiede dignità e rispetto del proprio pensare, intendere, volere, al di là delle diverse ideologie politiche, religiose, di razza o di altra natura. Eppure sembra così difficile pensare che l’uomo stesso sia capace di combattere i propri simili senza mai fare appello alla ragione ultima vana, mentre ci ritroviamo ciclicamente ad assistere a soprusi, intrighi, vendette nel continuo espandersi dell’odio che è la radice del male. Ed è quello che stiamo vivendo in questo tempo di oscurità colma di nefandezze, iniziato con la pandemia da Covid 19 e continuato con la guerra fratricida di Putin. E allora si spera sempre nei negoziati, nelle mediazioni e in quella diplomazia che ha bisogno di tempo, di troppo tempo per far cessare il fuoco, le ostilità, le morti di innocenti per una vita migliore. E ci sono momenti come questo che sembra impossibile pensare al vivere civile tra i popoli che desiderano ciò che è nella naturalità delle cose. Semplice e chiaro come un giorno di sole, il cielo terso e sgombro di nubi che invoglia ad abbracciare il bianco, il nero, il cattolico cristiano, l’induista e persino chi politicamente si nasconde dietro false ideologie per i propri interessi personali. Siamo persone, non cose da calpestare, non bagagli da riempire con bombe e fucili per andare a combattere il nemico creato ad arte da chi coltiva il seme del male, mentre il nostro pensiero va proprio a quei giovani soldati russi mandati a combattere la guerra in Ucraina senza sapere come fare a sparare in faccia a un “nemico” che non è neanche ritenuto tale. E mentre la ricerca della diplomazia si fa strada troppo lentamente, la guerra sanguinaria continua nel suo processo di morte e distruzione, incuranti che con questo modo di fare la vita delle persone non conta più nulla.

Salvino Cavallaro                       

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